Il dolore dei compaesani «Qui ha fatto tutto lui»

16 Maggio 2013

La governante: era un uomo d’oro, ma quando chiamava dovevamo scattare Il ricordo del maestro 94enne: quell’incontro con l’orso insieme a Togliatti

LECCE NEI MARSI. «Qui ha fatto tutto lui». È questo il tormentone in paese se si prova a chiedere chi era Mario Spallone. Non c'è angolo di Lecce, non c'è strada o piazza che non abbia a che fare col "Professore".

Per gli abitanti del piccolo comune alle porte del Parco nazionale era un vero portento, una persona fuori dal normale, un politico con una marcia in più ma anche un uomo con dei principi morali d'altri tempi. Ogni persona di una certa età ha un aneddoto da raccontare, ogni amico un ricordo da riferire.

A Lecce nei Marsi Spallone è un vero personaggio e non a caso è stato per 15 anni sindaco, prima di lui lo era stato suo padre Rodomonte, dopo di lui il figlio Alfredo. Insomma se si scrive Lecce inevitabilmente si legge Spallone, e viceversa. La casa di famiglia, a due passi dal Comune, è un via vai di persone che passano e alzano lo sguardo come se su quel piccolo balcone della villetta marrone ci fosse ancora il Professore con la sua sigaretta in mano.

La governate, Giovanna Gallotti, e sua figlia Marialisa Santilli, hanno aperto le finestre della casa chiusa da tempo e tolto le foglie secche dal prato. Mentre sistemano un grosso fiocco nero al cancello raccontano le loro avventure di 40 anni vissuti a servizio di Mario Spallone. «È una vita che lavoro con la famiglia, qui e a Roma, e ho cresciuto figli e nipoti di Mario», racconta la donna, «era buono, aveva un cuore d'oro, ma quando la sua voce tuonava era come quella di un guerriero. Ci chiamava dal terrazzino e noi subito dovevamo scappare». Anche se erano anni che non trascorreva più soggiorni a Lecce, la sua casa doveva essere sempre pulita e in ordine. «Lo conosco da sempre perché l'amicizia delle nostre famiglie si tramanda da tre generazioni», aggiunge la figlia della governante, «ci occupiamo della casa, delle mansioni, della posta».

In piazza ci sono il sindaco Gianluca De Angelis, che sta già pensando alla proclamazione del lutto cittadino, e il parroco don Vincenzo Piccioni. La funzione funebre sarà officiata dal vescovo ausiliare, monsignor Giovanni d’Er cole.

«Ho sentito il figlio perché il suo desiderio era quello di avere la camera ardente a Lecce», spiega, «quando ho vinto le elezioni è venuto e subito in Comune e si è seduto sulla poltrona del sindaco consigliandomi di sposarmi sulla sedia vicino. Lecce l'ha trasformata, è stato sindaco dal 1970 al 1985, ha fatto moltissime opere, tutti lo ricordano. Ogni volta che veniva era una festa, era stretto dall'abbraccio del paese».

La camera ardente sarà allestita, come aveva sempre desiderato, nella sala consiliare. La salma arriverà domani mattina e i funerali si terranno alle 15. Per il parroco «era una persona attiva e nonostante la lontananza si informava su tutto quello che succedeva. L'ho incontrato al cimitero a novembre, era venuto a portare l'omaggio alla moglie. Subito ha voluto sapere da quanto mi occupavo della parrocchia e quali erano i miei progetti. Ha fatto molto per la chiesa e per questo paese».

Commovente il ricordo che di Spallone fa Elia Cornacchia, 94 anni, maestro a Lecce per tanti anni. «Eravamo amici fraterni», racconta, «abbiamo condiviso tante battaglie insieme, fui il vicesindaco del padre. Era affabile con tutti e rispettava le sue origini. Ricordo quella volta che insieme a Palmiro Togliatti e all'onorevole Giulio Spallone andammo in montagna e sentimmo l'arrivo dell'orso. Tutti tacemmo per non far spaventare Togliatti, che non era uomo di montagna, ma appena ci allontanammo lui ci disse: cosa pensate, che non mi sono accorto di nulla? Beh, vi sbagliate».

Attilio Buccella, allora consigliere comunale, racconta davanti al bar, insieme a Emilio Terra, tutte le imprese di Spallone per realizzare le opere in paese, dalla palestra alla strada che va in montagna fino a località "La guardia", via panoramica intitolata rigorosamente a Togliatti. E poi le case popolari, i centri sportivi, la casa di cura per anziani, il mattatoio, la prima piscina dell'intera zona, e così via. Senza dimenticare la musica in filodiffusione al cimitero.

Luigi D'Andrea racconta invece un recente episodio avvenuto dal barbiere: «gli chiesero se Andreotti fosse più giovane di lui. Rispose che, anche se più giovane, sarebbe morto prima di lui. Così è stato».

Alberto Morgani cita una delle sue affermazioni più ricorrenti: «Se avessi scelto la carriera ecclesiastica sarei diventato papa».

Cesare De Papa ha di lui «un bellissimo ricordo, ha fatto tanto e ci ha lasciato l'insegnamento dell'altruismo perché capiva le esigenze della gente, sapeva entrare nel cuore degli altri».

Eleonora Berardinetti

Pietro Guida

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