Avezzano

Il furgone lanciato contro il bar, il racconto choc del carrozziere travolto: «Sono sopravvissuto a un folle, ci è venuto addosso per uccidere»

24 Aprile 2025

Avezzano, parla Davide Marziale travolto dal 32enne finito in carcere per tentato omicidio. «Ho rivisto il video, quella scena sempre in mente. Potevamo morire tutti, questo non è un uomo»

AVEZZANO. «Mi sento un sopravvissuto. Vivo per miracolo. Vittima di un folle attentato. Ci è venuto addosso per uccidere». A fatica raccoglie le parole per raccontare al Centro questi giorni difficili. Terribili. Nel suo letto del reparto di Chirurgia, Davide Marziale si lascia andare con estrema lucidità alle sensazioni legate a uno dei momenti peggiori della sua via. «In questi giorni non faccio altro che pensare alla mia famiglia e alle persone che mi vogliono bene. Per certi versi mi sento fortunato. Posso parlare, posso raccontare ciò che ricordo e che continua a passarmi davanti agli occhi. Poi però torna il dolore. Fortissimo. Mi vedo in un letto d’ospedale, con le costole fratturate e spero solo di guarire in fretta per tornare a casa mia e alla mia attività».

L’INCUBO AL BAR ITALIA

Davide, 53 anni, molto conosciuto in città per la sua professione di carrozziere, è stato investito da Angelo Alfidi, 32 enne di Avezzano, nel pomeriggio di venerdì, mentre si trovava davanti al bar Italia, all’interno dell’area di rifornimento di Petrol Italia, in via Pertini ad Avezzano. Si è trovato suo malgrado sulla scena di un presunto tentato omicidio ai danni di Pino Anselmi, zio dell’aggressore, con lui sul soppalco contro il quale si è schiantato il Fiat Doblò guidato dal 32enne. Con loro anche una terza persona, Carlos Jesus, Gamarra Morales, 43enne peruviano da anni residente ad Avezzano. «Non ci dovevo neanche stare lì. Continuo a chiedermi come abbia fatto a finire in questa situazione. Mi ero fermato un momento per parlare di pesca. Di una gara che avremmo avuto dopo qualche giorno. Ho incontrato un amico. Mi ha chiesto se volessi un caffè. Gli ho risposto che non potevo. Avevo troppa fretta. In macchina avevo del pesce appena comprato per la cena e dovevo tornare a casa».

L’AGGRESSORE

Con Alfidi non ha mai avuto rapporti. Nessun legame, neppure occasionale. «Conosco il padre e la madre. Ma a parte questo non ho mai avuto a che fare con lui». Con la persona che ha scelto di schiacciare l’acceleratore senza riflettere sulle conseguenze. E che ora si trova rinchiusa nel carcere di Avezzano con l’accusa di tentato omicidio, lesioni aggravate e danneggiamenti. «Che persona è questa? Di certo non è un uomo. Non so come definirlo. Uno che ti investe senza il minimo scrupolo di coscienza. Spero solo che paghi per quello che mi ha fatto», confida.

i RICORDI

Nonostante il forte trauma psicologico ricorda nei minimi particolari quello che ha vissuto. Quei momenti drammatici. La paura improvvisa. Il terrore. «Il furgone che veniva contro di noi, a tutta velocità. E non frenava. Sono riuscito a rivedere anche il video di quello che è successo. Più volte. Credo potessimo morire tutti. La mia vita sarebbe finita così, da un momento all’altro. Senza un perché. Cerco di guardare avanti. So che ho un’attività di cui occuparmi. Così provo ad affrontare tutto». Col pensiero ai suoi affetti, alla sua officina. Alla sua passione per la pesca, alle tante, tantissime gare vinte. Agli amici che in questi giorni gli stanno dimostrando amore. E alla sete di giustizia.

LA VICENDA

L’investimento intorno alle 15.30 di venerdì. Su un piccolo soppalco in legno, con recinzione in ferro, ci sono Pino Anselmi, Davide Marziale e Carlos Jesus Gamarra Morales. Stanno chiacchierando. Ridono. Anselmi abbraccia Morales. Poco distante, immediatamente sotto la pedana, il fratello di Anselmi, che partecipa alla chiacchierata. Poi spunta il Doblò. Punta dritto verso di loro. Non si ferma. Travolge tutto e tutti. Alfidi ingrana la retromarcia e fugge. Ma prima, lo zio scampato alla furia dell’auto, lo raggiunge, sfonda il vetro del finestrino e cerca di fermarlo. Di farlo scendere. Nonostante una colluttazione, l’uomo riuscirà a dileguarsi. Salvo essere fermato dalle forze dell’ordine in casa sua poche ore dopo.

GLI SVILUPPI D’INDAGINE

Nel frattempo, ieri mattina, l’avvocato di Davide Marziale, Crescenzo Presutti, ha incontrato il procuratore Chiara Lunetti. Finiranno agli atti d’indagine nuovi testimoni. Almeno una decina. Tutti presenti all’interno del dehor in vetro installato accanto al soppalco travolto dal Doblò. Come si evince dalle immagini estrapolate dai nastri della telecamera esterna, che ha ripreso l’intera scena dell’investimento. Gli avventori del bar presenti all’interno della struttura, non appena udito lo schianto, sono immediatamente accorsi per prestare soccorso ai feriti. Saranno tutti identificati e ascoltati per riferire in merito alla scena della folle aggressione.