ROMA
Insegnante di Avezzano e nipotina rapite dal ladro d’auto
Caccia a un incappucciato per le vie della capitale. Il racconto della donna: «Lo imploravo, fermati. Ma lui accelerava»
AVEZZANO. «Lo imploravo, fermati. Ma lui accelerava». Il terrore puro ha gli occhi glaciali di un rapinatore incappucciato che entra in auto e parte a folle velocità. Dentro la macchina, a vivere l’incubo, ci sono la nonna e la nipotina di un anno e mezzo, rapite e derubate da un balordo. La donna è un’ex insegnante del Liceo scientifico Vitruvio di Avezzano, Tiziana De Michelis, ed è ancora sotto choc dopo quanto avvenuto nel quartiere di Porta Maggiore a Roma. Insieme al marito Sergio Di Matteo era andata a trovare la figlia e l’adorata bambina, come fa spesso durante l’inverno marsicano.
La donna, la figlia e la bambina stavano tornando a casa dopo aver portato la piccola a lezione di musica. Erano riuscite a trovare un posto proprio di fronte al portone del palazzo, un parcheggio libero ostacolato solo da un motorino messo storto. La donna al volante ha accostato, ha messo le quattro frecce, ha tirato il freno a mano ed è scesa per spostare il ciclomotore e facilitare il parcheggio. È in quell’istante che è accaduto l’impensabile. Un uomo incappucciato è salito sulla Toyota Rav 4 ed è partito a folle velocità. Sul sedile posteriore nonna e nipotina.
A raccontare l’accaduto è Francesca Di Matteo, giornalista avezzanese che da un paio d’anni vive a New York: «Come un lampo, un uomo incappucciato entra in macchina, mette la prima e fugge via con mia madre e mia nipote sedute sul sedile posteriore. Mia sorella incomincia a gridare, prova a rincorrere con tutte le sue forze la macchina che però scappa via a tutta velocità. Non ha il telefono, non ha la borsa. È tutto dentro la macchina. Inizia a fermare, tra le lacrime, le persone per strada per chiamare la polizia. “C’è mia figlia nella macchina, aiutatemi”. Nel frattempo mia madre in macchina realizza quello che mai avrebbe immaginato di poter vivere nella sua vita. Inizia a scongiurare quest’uomo di fermarsi, di farle scendere, di rallentare. La macchina sembra impazzita, va a tutta velocità. La bimba sbatte a destra e a sinistra, piange. Mia madre cerca di calmarla mentre continua a scongiurare quest’uomo. “Stai zitta”, le risponde e accelera. Prende marciapiedi, curve, marciapiedi. Schiva macchine e sfrezza come una mina vagante. È impazzito. Dopo tanta strada e tanti chilometri divorati con il freno a mano tirato, la frizione si brucia e la macchina si ferma. L’uomo ruba tutto quello che c’è in auto: borse, portafoglio, cellulari. Poi, così come è salito in macchina, fugge via».
La fuga dell’auto è durata circa due chilometri e si è conclusa a Santa Croce in Gerusalemme. I motociclisti dei caschi bianchi della polizia locale di Roma Capitale hanno avviato subito le indagini per dare la caccia al rapinatore.
«Mia madre abbraccia forte la nipotina», riprende Francesca nel suo drammatico racconto, «dopo un po’, i lampeggianti di sei pattuglie della polizia alla ricerca di mia mamma e della bambina, le danno un respiro di sollievo. Quando mia sorella arriva, la bimba è in braccio a una poliziotta. Ha un ovetto della Kinder in mano. Mia madre è seduta in macchina, sotto shock pensando a quello che poteva accadere e che, per fortuna, non è accaduto. Mia sorella ancora deve riprendersi. Spero che, in tutta questa vicenda, le telecamere abbiano ripreso il volto di quell’uomo. Il reato che ha commesso parla chiaramente non solo di furto ma di rapimento».
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