L’avvocato Milo morto a 63 anni, picchetto d’onore all’ultimo saluto: «Credeva nella dignità di ogni persona»

foto di Antonio Oddi
Decine di colleghi da tutto l’Abruzzo e toghe schierate per lo stimato professionista. Don Adriano: «Credeva nella dignità di ogni persona, anche nei contesti più difficili della giustizia»
AVEZZANO. Folla commossa nella Cattedrale di Avezzano per l’ultimo abbraccio all’avvocato Antonio Milo. Il feretro ha sfilato davanti a decine di toghe, arrivate da tutto l’Abruzzo, che hanno accolto l’arrivo con un picchetto d’onore. Una città intera si è stretta, con composta commozione, attorno al feretro del legale marsicano scomparso all’età di 63 anni, lasciando due gemelli di 15 anni. La popolazione ha voluto dare l’ultimo saluto a uno degli uomini più stimati del Foro e della comunità cittadina.
La Cattedrale, gremita fino all’ultimo banco, con molte persone rimaste in piedi o raccolte sul sagrato, ha testimoniato l’enorme affetto e la profonda stima che circondavano il penalista. Non solo colleghi e amici, ma gente comune, volti segnati dal dolore e dalla gratitudine, hanno partecipato al rito funebre con un silenzio carico di emozione. C’erano poi gli amici di scuola di Lorenzo e Flavia, ma anche rappresentanti politici, amministratori del territorio e soprattutto avvocati che hanno scortato l’ingresso del feretro con un picchetto d’onore.
Ognuno di loro portava nel cuore un frammento del cammino umano e professionale di Antonio Milo: chi lo ha conosciuto in aula, chi nella vita, chi lo ha incontrato in momenti difficili trovando in lui non solo un avvocato, ma un uomo giusto, capace di ascoltare con profondità e rispondere con gentilezza. Le parole pronunciate durante l’omelia dal parroco don Adriano Principe hanno ricordato il tratto umano di Milo: la sua fede semplice e radicata, la sua capacità di unire rigore e compassione, intelligenza e cuore.
Un uomo che non ha mai smesso di credere nella dignità di ogni persona, anche nei contesti più difficili della giustizia. «Antonio Milo credeva in Dio, in Gesù», ha detto don Adriano, «e aveva speranza nella resurrezione. Era un uomo di fede. La nostra vita è un dono di Dio e ci è stata data per vivere nell'amore per il prossimo mentre la morte per lui è divenuta una Pasqua, che significa passaggio. E Antonio ha fatto questo passaggio e lo ritroveremo nell’eternità». La partecipazione straordinaria ai funerali ha reso visibile ciò che spesso si percepisce solo nel silenzio della coscienza: il segno lasciato da una vita vissuta con rettitudine, con passione, con amore per il prossimo.
Con il suono austero delle campane e un lungo applauso all’uscita del feretro, Avezzano ha voluto dire grazie ad Antonio Milo. Non solo per ciò che ha fatto, ma per ciò che è stato: un uomo di legge, sì, ma prima ancora un uomo di cuore. «Nei 150 anni di storia del nostro Foro», ha ricordato il presidente dell’Ordine degli avvocati di Avezzano, Roberto Di Pietro, «i principi si contano sulle dita di una mano e Antonio Milo era certamente tra questi. Non soltanto per la sua eccellente preparazione professionale», ha aggiunto, «ma soprattutto perché era una persona buona, rispettosa verso magistrati, colleghi e assistiti. La presenza oggi degli avvocati dei fori di Sulmona e L’Aquila dimostra la grande stima di cui godeva. Tutti lo ammiravano, tanto chi lo manifestava apertamente quanto chi preferiva custodire in silenzio la propria stima».
«Antonio era il nostro campione, un vessillo della categoria», ha affermato il decano ed ex presidente del Foro di Avezzano, nonché caro amico di Antonio Milo, Franco Colucci, «nel mio percorso ho frequentato tutti i Fori abruzzesi e non solo e ovunque mi sono recato ho sempre sentito parlare bene di lui. Antonio era la vera cartina di tornasole del Foro marsicano». Infine il sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, ha sottolineato il profondo legame personale e professionale con l’avvocato Milo.
«Con Antonio il legame era forte, profondo», ha spiegato, «per molti anni ha difeso il Comune, diventando un punto di riferimento non solo per Avezzano, ma per molti comuni del territorio. Il suo ultimo messaggio, ricevuto da me il 19 maggio, che rispondeva alla mia richiesta di andare a trovarlo, diceva: “Fai finta che sei qui. È come se ci fossi. So che ci sei”. Prima del suo ricovero, Antonio mi aveva affidato un compito che oggi sto assolvendo con onore e dedizione. Perché, oltre al sindaco, per Antonio Milo, io ci sarò sempre, oggi e domani».
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