Inverardi prende la guida del Gssi «Pronti a cogliere i cambiamenti»

13 Settembre 2022

Eredita il simbolico diapason da Coccia. Il premio Nobel Rubbia: eccellenza nata dalle macerie del sisma Legnini: grato per il contributo che si dà alla strutturazione di una rete degli atenei e dei centri di ricerca

L’AQUILA. Il diapason, simbolo di armonia e continuità, passa dalle mani dell’ex rettore del Gssi, Eugenio Coccia, a quelle della professoressa Paola Inverardi, che guiderà l’istituto di ricerca aquilano. Nel segno di quel collegamento, tra ricerca di base e industria, che è la vera sfida del territorio. Il Gssi come fucìna di ricerca e innovazione, parte integrante di quel network che ingloba anche Università dell’Aquila, Laboratori di fisica nucleare e aziende come la Thales Alenia Space. Tutti dislocati sul territorio. «Siamo di fronte a cambiamenti importantissimi che dobbiamo essere pronti a cogliere: la sfida del Gssi, un istituto che ambisce all’eccellenza e alla ricerca di frontiera, è questa», le parole della nuova rettrice, Inverardi.
UN PEZZO DI STORIA
L’auditorium del Gran Sasso Science Institute ha fatto da cornice alla cerimonia del passaggio del diapason, con Coccia che ha ripercorso le varie tappe, dalla nascita dell'Istituto, dopo il sisma del 2009, ai numeri che ne hanno decretato il successo.
«La storia del Gssi è fatta di tanti segni concreti e inizia dopo il terremoto del 6 aprile, con l’idea di fare dell’Aquila una moderna città della ricerca e della conoscenza», ha detto l’ex rettore. Con un comitato scientifico di primo livello, quattro corsi di dottorato frequentati da studenti e studentesse provenienti per quasi la metà dall’estero, il Gran Sasso Science Institute si è consolidato negli anni, diventando presto un punto di riferimento nel panorama scientifico nazionale e internazionale. «Siamo secondi per qualità della ricerca in Italia e primi per sostenibilità economica e abbiamo ottenuto una valutazione positiva dall’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario, ma i successi più importanti sono quelli dei nostri studenti e ricercatori», ha sottolineato Coccia nel suo discorso.
ECCELLENZA E RICERCA
Crescere ancora e imporsi sempre più come centro di eccellenza. È l’ambizione del Gssi. «Voglio per prima cosa dire grazie», ha esordito Inverardi dopo l’investitura ufficiale, «quella del Gssi è una visione sostenuta da tanti, un successo avvenuto in un momento cruciale come quello della ricostruzione post-terremoto, che non era per niente scontato. Questo Istituto ha l’ambizione all’eccellenza e alla ricerca di frontiera: continueremo ad avere obiettivi ambiziosi, tenendo ben presente l’umiltà e l’importanza delle reti e delle relazioni con gli altri Istituti e le altre Università. Il nostro mandato come ricercatori, in questo momento di cambiamenti veloci ed epocali, è quello di avere gli occhi aperti e impegnarci per portare avanti il livello della conoscenza».
CHI C’ERA
Alla cerimonia è intervenuto in collegamento anche il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia, che ha ricordato quando Coccia gli parlò del progetto del Gssi. «Si trattava di costruire letteralmente dalle macerie un centro di eccellenza scientifica: oggi questa scuola è un fiore all’occhiello del nostro Paese». Presenti anche il rettore della scuola Iuss di Pavia, Riccardo Pietrabissa, il direttore della Sissa di Trieste, Andrea Romanino, il commissario alla ricostruzione Centro-Italia, Giovanni Legnini, il rettore dell’Università dell’Aquila, Edoardo Alesse e il direttore dei Laboratori nazionali del Gran Sasso, Ezio Previtali. «È stata una giornata importante per il Gssi», ha detto Legnini, «l’emozione del rettore Coccia costituisce il segno tangibile di una storia di grande successo, nel panorama degli istituti di ricerca del nostro Paese. La rettrice Inverardi, con le sue note capacità e la straordinaria esperienza, saprà certamente proseguire e sviluppare la missione dei questa istituzione, così importante per L’Aquila e per il Paese. Esprimo gratitudine ad entrambi i rettori e al Gssi, anche per il contributo che stanno dando alla strutturazione di una rete degli atenei e dei centri di ricerca nel centro Italia, sostenuta con il fondo complementare al Pnrr e altre risorse finanziarie».
©RIPRODUZIONE RISERVATA