Investì e uccise un carabiniere, 9 anni

15 Febbraio 2020

L’uomo era ubriaco al volante: non si fermò a un posto di blocco, travolse l’appuntato Emanuele Anzini e fuggì

SULMONA. Ubriaco al volante travolse e uccise un carabiniere impegnato in un servizio di controllo del territorio. Il fatto avvenne a Terno d’Isola, nel Bergamasco, il 17 giugno scorso e a perdere la vita fu l’appuntato scelto Emanuele Anzini, 41 anni originario di Sulmona. Ieri il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Bergamo, Massimiliano Magliacani, ha inflitto nove anni di reclusione a Matteo Manzi Colombi, il cuoco all’epoca 34enne che ubriaco al volante non si fermò a quel posto di blocco finendo per travolgere il carabiniere per poi scappare senza neppure prestargli soccorso. Il giudice ha anche disposto a carico dell’imputato la revoca della patente nonché il risarcimento delle parti civili che si sono costituite e che erano presenti in aula.
«La condanna evidentemente severa, seppur accolta con soddisfazione e per quanto possa risultare apparentemente appagante», ha commentato Sara Anzini, la figlia 19enne del carabiniere ucciso, rimasta in aula fino alla lettura della sentenza, «non lenisce nemmeno in minima parte il profondo dolore che provo per la perdita del mio papà. L’auspicio è che pene così tanto severe», ha concluso la giovane assistita dall’avvocato del Foro di Sulmona, Armando Valeri, «possano spingere le persone a non mettersi alla guida sotto l’effetto di alcol o di sostanze stupefacenti».
La madre, la sorella e la compagna convivente della vittima si sono affidate per il procedimento giudiziario a Giesse risarcimento danni, gruppo specializzato in casi di omicidio stradale, con sedi in tutta Italia. Per la sorella Catia, assistita dall’avvocato Francesca Pierantoni, «la famiglia ha vissuto e continua a vivere un dolore immenso. Questa morte è inaccettabile», ha commentato la donna, subito dopo la lettura della sentenza. «Inaccettabile per noi familiari di Emanuele, ma anche per l’intera collettività. Questo incidente è l’emblema di come, per alcune persone, il rispetto delle leggi e il rispetto per la vita e il lavoro degli altri non abbia alcun valore. Questo ragazzo non ha pensato minimamente alle possibili conseguenze del proprio agire, come ci si può mettere alla guida con un tasso alcolemico quasi 5 volte più alto di quello consentito e sperare che non accada nulla? L’unico pensiero che ci conforta è la speranza che il sacrificio di Emanuele non resti vano e che la sua morte, avvenuta mentre era in servizio per proteggere tutti noi, richiami le coscienze di coloro che si mettono ogni giorno al volante ad un totale rispetto delle norme e delle forze dell’ordine».
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