L'Aquila, altri guai per Biasini Indagine per spaccio di droga
L'imprenditore accusato di concorso in associazione mafiosa imputato con un complice
L'AQUILA. Ancora guai giudiziari per l'imprenditore Stefano Biasini. Da poco gli sono stati concessi i domiciliari per l'inchiesta sulla infiltrazioni malavitose ma ora pende su di lui e un suo amico una inchiesta in stato avanzato sullo spaccio di droga. Le indagini sullo spaccio sono scaturite da alcune intercettazioni sulla precedente inchiesta su mafia e appalti. In sostanza Biasini, avvelendosi del suo amico, Marco Plevani (e di un soggetto che in precedenza era uscito dall'inchiesta patteggiando una mite pena) avrebbe in qualche modo organizzato un certo giro di spaccio nell'Aquilano.
Gli investigatori, nella loro note, parlano di ingenti quantità di droga (ma questo è da dimostrare). Le attività tecniche investigative avrebbero consentito di acclarare autonome condotte illecite «riconducibili a un livello di smercio più locale». Le operazioni di ascolto delle utenze in uso a Biasini, secondo l'accusa, avrebbero fatto scoprire una sorta di filiera dello spaccio sulla piazza dell'Aquila e a Paganica. Operazioni che vedevano Biasini, coadiuvato dal Plevani, e di un terzo, il rivenditore finale del prodotto droga.
Al riguardo si è avuto modo di accertare che il frasario convenzionale usato e ricorrente tra Biasini e i suoi acquirenti era chiaro. «Prendiamoci un caffè», «Prendiamoci una birra», «Prendiamoci un aperitivo» oppure «Vieni felice», «Portami la fattura» erano alcune frasi convenzionali. Gli investigatori sono stati molto pesanti nelle loro valutazioni. «Gli indagati» è scritto nella relazione della polizia giudiziaria, «hanno mostrato di svolgere con estrema professionalità la loro attività di reperimento, detenzione e cessione di stupefacenti non esitando a intrattenere rapporti, in particolare il Biasini, con elementi pericolosi e appartenenti a cosche calabresi da cui proviene parte dello stupefecente come avvalorato per il caso di un altro sospettato tratto in arresto in occasione del suo viaggio dalla Calabria all'Aquila con un cospicuo quantitativo di stupefacente. L'attività illecita, dunque, non è occasionale ma è stata stabilmente posta in essere dagli indagati che ne traggono sostentamento».
Fin qui i sospetti dalla polizia giudiziaria. Resta comunque il fatto che in occasione dell'udienza preliminare la difesa ha chiesto di sottoporre a perizia le trascrizioni delle intercettazioni ed è stato nominato anche un perito, Federica Ciuffetelli la quale dovrà verificare la correttezza deLle trascrizioni che a qualcuno sono sembrate di dubbia chiarezza e contraddittorie. Va precisato, comunque, che il reato contestato è solo lo spaccio e non ci sono reati connessi con la malavita organizzata. Nel corso del procedimento i sospettati sono stati assistiti dagli avvocati Attilio Cecchini, Vincenzo Salvi e Bernardino Ciucci. Il giudice per le udienze preliminari che segue il caso è Giuseppe Romano Gargarella.
Gli investigatori, nella loro note, parlano di ingenti quantità di droga (ma questo è da dimostrare). Le attività tecniche investigative avrebbero consentito di acclarare autonome condotte illecite «riconducibili a un livello di smercio più locale». Le operazioni di ascolto delle utenze in uso a Biasini, secondo l'accusa, avrebbero fatto scoprire una sorta di filiera dello spaccio sulla piazza dell'Aquila e a Paganica. Operazioni che vedevano Biasini, coadiuvato dal Plevani, e di un terzo, il rivenditore finale del prodotto droga.
Al riguardo si è avuto modo di accertare che il frasario convenzionale usato e ricorrente tra Biasini e i suoi acquirenti era chiaro. «Prendiamoci un caffè», «Prendiamoci una birra», «Prendiamoci un aperitivo» oppure «Vieni felice», «Portami la fattura» erano alcune frasi convenzionali. Gli investigatori sono stati molto pesanti nelle loro valutazioni. «Gli indagati» è scritto nella relazione della polizia giudiziaria, «hanno mostrato di svolgere con estrema professionalità la loro attività di reperimento, detenzione e cessione di stupefacenti non esitando a intrattenere rapporti, in particolare il Biasini, con elementi pericolosi e appartenenti a cosche calabresi da cui proviene parte dello stupefecente come avvalorato per il caso di un altro sospettato tratto in arresto in occasione del suo viaggio dalla Calabria all'Aquila con un cospicuo quantitativo di stupefacente. L'attività illecita, dunque, non è occasionale ma è stata stabilmente posta in essere dagli indagati che ne traggono sostentamento».
Fin qui i sospetti dalla polizia giudiziaria. Resta comunque il fatto che in occasione dell'udienza preliminare la difesa ha chiesto di sottoporre a perizia le trascrizioni delle intercettazioni ed è stato nominato anche un perito, Federica Ciuffetelli la quale dovrà verificare la correttezza deLle trascrizioni che a qualcuno sono sembrate di dubbia chiarezza e contraddittorie. Va precisato, comunque, che il reato contestato è solo lo spaccio e non ci sono reati connessi con la malavita organizzata. Nel corso del procedimento i sospettati sono stati assistiti dagli avvocati Attilio Cecchini, Vincenzo Salvi e Bernardino Ciucci. Il giudice per le udienze preliminari che segue il caso è Giuseppe Romano Gargarella.
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