L'Aquila, Biondi: scuole da abbattere ma ci vogliono 80 milioni
Il sindaco: il Cotugno è un esempio, ma è l’idea per tutti gli edifici vecchi almeno 30 anni. Inutile sprecare soldi per ristrutturare e poi ritrovarci con gli stessi problemi
L’AQUILA. Se la ricostruzione privata post-sisma 2009 all’Aquila va veloce – ma solo nel capoluogo, non certo nelle frazioni – quella pubblica è ferma al palo. E questa è una situazione oramai acclarata.
Tra gli edifici di pubblica utilità ci sono innanzitutto le scuole. E su questo punto il ritardo è sicuramente colpevole. Gli istituti più interessati sono quelli di proprietà della Provincia, con la quale il sindaco dell’Aquila appena insediato, Pierluigi Biondi, sta elaborando un’idea, che diventerà progetto – insieme all’altro ente locale – perché la riapertura incombe, settembre è vicino.
Il progetto è quello di una sistemazione provvisoria degli alunni in altri edifici, per poi abbattere quelli esistenti e ricostruirli da un’altra parte.
«Negli incontri che abbiamo fatto a Roma, sembra stia passando la linea di ricostruire almeno gli edifici più vetusti», dice il sindaco Biondi. «Prendiamo ad esempio il Cotugno. Il fabbricato ha trent’anni e dovrebbe avere anche dei problemi – siamo in attesa dei risultati dei rilievi tecnici – e quindi potrebbe essere abbattuto e ricostruito altrove».
Sì, perché anche quello della delocalizzazione è un altro problema. «Dico questo non perché il Cotugno sia fatiscente o cadente o non sicuro, non sono io a poter affermare cose del genere», aggiunge, «ma semplicemente perché sarebbe inutile spendere soldi per un edificio vecchio, che tra dieci anni potrebbe dare di nuovo problemi. E allora è meglio ricostruire ex-novo. Possiamo costruire fabbricati nuovi legati alla normativa attuale. Oggi c’è una particolare rispondenza da parte del ministero con il decreto sulle costruzioni. Dopo la tragica esperienza di San Giuliano di Puglia, gli standard di sicurezza sono stati elevati».
«Ma ripeto», sottolinea Biondi, «il Cotugno non sta per cadere... Ho fatto l’esempio perché è l’edificio di cui si è parlato di più in questi ultimi mesi». Poi, ci sono le diverse esigenze dei ragazzi, rispetto a trent’anni fa. Non è solo questione di sicurezza.
«Quando frequentavo il liceo Scientifico in via Maiella (nella zona di San Bernardino-Santa Maria di Farfa)», ricoda il primo cittadino, «non c’erano le esigenze di oggi. Come palestra avevano una sala bassa con una rete per la pallavolo. Oggi occorrono palestre all’avanguardia, laboratori. Ci stiamo già muovendo con una programmazione triennale», spiega Biondi, «il primo anno sarà di progettazione da parte della Provincia, con la quale lavoriamo in grande sinergia». In qualche incontro in via informale a Roma, si è accennato anche alle cifre, per tutti gli edifici scolastici sparsi sul territorio provinciale. «Non posso fare una stima precisa, ma la cifra potrebbe aggirarsi intorno agli 80 milioni di euro per tutte le scuole, in caso di abbattimento e ricostruzione. Ma sono cifre per ora buttate lì», conclude il sindaco dell’Aquila, «perché c’è bisogno di uno studio».
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Tra gli edifici di pubblica utilità ci sono innanzitutto le scuole. E su questo punto il ritardo è sicuramente colpevole. Gli istituti più interessati sono quelli di proprietà della Provincia, con la quale il sindaco dell’Aquila appena insediato, Pierluigi Biondi, sta elaborando un’idea, che diventerà progetto – insieme all’altro ente locale – perché la riapertura incombe, settembre è vicino.
Il progetto è quello di una sistemazione provvisoria degli alunni in altri edifici, per poi abbattere quelli esistenti e ricostruirli da un’altra parte.
«Negli incontri che abbiamo fatto a Roma, sembra stia passando la linea di ricostruire almeno gli edifici più vetusti», dice il sindaco Biondi. «Prendiamo ad esempio il Cotugno. Il fabbricato ha trent’anni e dovrebbe avere anche dei problemi – siamo in attesa dei risultati dei rilievi tecnici – e quindi potrebbe essere abbattuto e ricostruito altrove».
Sì, perché anche quello della delocalizzazione è un altro problema. «Dico questo non perché il Cotugno sia fatiscente o cadente o non sicuro, non sono io a poter affermare cose del genere», aggiunge, «ma semplicemente perché sarebbe inutile spendere soldi per un edificio vecchio, che tra dieci anni potrebbe dare di nuovo problemi. E allora è meglio ricostruire ex-novo. Possiamo costruire fabbricati nuovi legati alla normativa attuale. Oggi c’è una particolare rispondenza da parte del ministero con il decreto sulle costruzioni. Dopo la tragica esperienza di San Giuliano di Puglia, gli standard di sicurezza sono stati elevati».
«Ma ripeto», sottolinea Biondi, «il Cotugno non sta per cadere... Ho fatto l’esempio perché è l’edificio di cui si è parlato di più in questi ultimi mesi». Poi, ci sono le diverse esigenze dei ragazzi, rispetto a trent’anni fa. Non è solo questione di sicurezza.
«Quando frequentavo il liceo Scientifico in via Maiella (nella zona di San Bernardino-Santa Maria di Farfa)», ricoda il primo cittadino, «non c’erano le esigenze di oggi. Come palestra avevano una sala bassa con una rete per la pallavolo. Oggi occorrono palestre all’avanguardia, laboratori. Ci stiamo già muovendo con una programmazione triennale», spiega Biondi, «il primo anno sarà di progettazione da parte della Provincia, con la quale lavoriamo in grande sinergia». In qualche incontro in via informale a Roma, si è accennato anche alle cifre, per tutti gli edifici scolastici sparsi sul territorio provinciale. «Non posso fare una stima precisa, ma la cifra potrebbe aggirarsi intorno agli 80 milioni di euro per tutte le scuole, in caso di abbattimento e ricostruzione. Ma sono cifre per ora buttate lì», conclude il sindaco dell’Aquila, «perché c’è bisogno di uno studio».
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