L'Aquila, tangenti ricostruzione: la Procura chiede la revoca delle misure cautelari
L’inchiesta sulle presunte tangenti che ha travolto il Comune, la procura chiede la revoca dei domiciliari per Tancredi, Placidi, Sibilla e Macera
L' AQUILA. Sono tornati in libertà i quattro indagati finiti agli arresti domiciliari lo scorso 8 gennaio nell’ambito dell’inchiesta «Do ut Des» su presunte tangenti negli appalti del post terremoto aquilano. Il provvedimento è stato emesso in anticipo di due giorni rispetto a quanto previsto dalla misura cautelare che prevedeva la limitazione della libertà fino al 23 gennaio. È stata la stessa Procura a richiederlo al gip Giuseppe Romano Gargarella che l’ha firmato.
Ai domiciliari erano finiti Pierluigi Tancredi, ex assessore di Forza Italia ed ex consigliere comunale del Pdl al quale il sindaco dimissionario Massimo Cialente aveva affidato per un brevissimo tempo la delega per il recupero e la salvaguardia dei beni costituenti il patrimonio artistico della città; Daniela Sibilla, dipendente del consorzio dei beni culturali, considerata «braccio destro» di Tancredi; Vladimiro Placidi, all’epoca dei fatti, tra il 2009 e il 2011, assessore comunale alla ricostruzione dei beni culturali e direttore del Consorzio dei beni culturali della Provincia dell’Aquila; Pasqualino Macera all’epoca funzionario responsabile Centro-Italia della Mercatone Uno spa.
I quattro, assieme ad altrettanti indagati a piede libero, sono accusati, a vario titolo, di corruzione, millantato credito, falsità materiale e ideologica, appropriazione indebita. «La Procura della Repubblica dell’Aquila - scrive in una nota il procuratore capo Fausto Cardella, ha usato le misure cautelari come estrema ratio, in quanto necessarie a garantire il compimento di attività investigative, compiute le quali, i sostituti procuratori della Repubblica, Antonietta Picardi e David Mancini, d’intesa con il procuratore, hanno chiesto la revoca delle stesse pur in presenza di un confermato quadro indiziario».
Nella vicenda sono soltanto indagati il grande accusatore Daniele Lago, titolare della ditta Steda di Bassano del Grappa che avrebbe pagato tangenti per avere appalti, l’ex vicesindaco Roberto Riga, il dirigente comunale Mario Di Gregorio e l’ingegnere umbro Fabrizio Menestò, all’epoca dei fatti direttore e progettista dei lavori per le opere provvisionali di messa in sicurezza di palazzo Carli, sede del rettorato dell’Università dell’Aquila.
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