L’ex carabiniere colpito per vendetta

Movente passionale o vecchia lite le piste seguite dagli inquirenti. In caserma ascoltate decine di persone

MAGLIANO DE’ MARSI. Ha pestato i piedi a qualcuno. E quel qualcuno ha architettato una vendetta in grande stile. Non un semplice avvertimento ma un agguato per uccidere. Gli inquirenti non escludono alcuna pista, nemmeno quella passionale, per fare luce su quanto è accaduto nella notte fra domenica e lunedì all’ex brigadiere dei carabinieri Raimondo Di Lorenzo, di 61 anni. Un attentato in piena regola che ha scosso la tranquillità di Magliano de’ Marsi.

ASCOLTATO IN OSPEDALE. «Pensavo fosse uno scherzo di Halloween» avrebbe detto Di Lorenzo ai primi colleghi che lo hanno raggiunto in ospedale «quando ho aperto la porta, l’ho fatto lentamente e mi sono abbassato. Ho visto le fiamme alte, poi ho sentito un altro scoppio e sono stato sopraffatto dal dolore alla testa».

«COME UN CECCHINO». I militari continuano a visionare le immagini delle telecamere installate sul portone dell’abitazione presa di mira. «Chi ha agito lo ha fatto come un cecchino, freddo e spietato» commentano alcuni investigatori. L’uomo si è appostato dietro a un’auto parcheggiata. Ha poggiato a terra i tre ordigni rudimentali utilizzati per attirare fuori dalla propria casa l’ex brigadiere, poi ne ha preso uno alla volta. I primi due li ha lanciati contro la porta di casa, l’ultimo, l’unico non esploso, lo ha scagliato contro l’auto. Poi si è fermato, è indietreggiato e ha aspettato Di Lorenzo. Quando lo ha visto ha imbracciato il fucile e ha sparato. Un primo colpo, con una scarica di pallini di piombo che ha raggiunto il brigadiere al volto e al collo, e poi un secondo, con nove proiettili calibro 12 che per miracolo non l’hanno centrato e si sono in parte conficcati nel portone.

INTERROGATORI A RAFFICA. I carabinieri del nucleo operativo di Tagliacozzo, al comando del luogotenente Marco Romano, stanno lavorando in ogni direzione. Insieme ai colleghi della stazione di Magliano, coordinati dal maresciallo Gabriele Di Giosia, hanno già ascoltato in caserma decine di persone che gravitano intorno a Raimondo Di Lorenzo.

LE PISTE SEGUITE. Ieri pomeriggio i carabinieri di Tagliacozzo, agli ordini del capitano Edoardo Commandè, hanno fatto visita al militare in pensione, ancora ricoverato in ospedale, e hanno ascoltato il suo racconto per tutto il pomeriggio. Diverse le piste seguite dai militari, che hanno sentito anche tutti i familiari dell’ex carabiniere. In queste ore gli inquirenti, coordinati dal pm Maurizio Maria Cerrato, titolare del procedimento penale aperto dalla Procura, stanno scavando anche nelle vite dei familiari del brigadiere, in congedo da oltre quattro anni. L’unica cosa certa, secondo i carabinieri, è che con la vicenda non c’entra nulla l’attività lavorativa che l’ex brigadiere ha svolto per tanti anni negli uffici della Procura del tribunale militare di Roma. Gli investigatori stanno lavorando attorno a diverse ipotesi.

UNA VECCHIA LITE? Le indagini si starebbero concentrando anche su una violenta lite che c’è stata in un locale marsicano, qualche tempo fa, in cui sono rimaste coinvolte persone care al 61enne. Ma non solo. Ci potrebbero essere, infatti, persone di Magliano de’ Marsi che nutrono risentimenti nei suoi confronti per degli esposti che l’ex carabiniere ha fatto in passato. Ci sarebbe poi anche una pista passionale. Forse qualche complimento di troppo a una donna, che non sarebbe andato giù al suo compagno.

RILIEVI IN CORSO. Intanto, si attendono anche i risultati dei rilievi dei carabinieri del nucleo investigativo dell’Aquila. I militari, al comando del maggiore Cosimo Giovanni Petese, stanno analizzando i proiettili estratti dal portone e ciò che resta delle palline ornamentali dell’albero di Natale, all’interno delle quali l’attentatore ha messo la benzina, trasformate in rudimentali ordigni. Chi ha agito potrebbe aver commesso qualche passo falso.

Magda Tirabassi

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