FRANCIA

L'insegnante aquilana incinta in salvo dall'incendio a Nizza: "Sono uscita da un inferno":

La donna 32enne è già tornata a casa: era in vacanza e si trovava al terzo piano della palazzina che ha preso fuoco e nella quale sono rimasti intossicati in 23 e c'è stata una vittima

L’AQUILA. "Mi addolora pensare che una donna non ce l’abbia fatta anche se non mi sorprende visto l’inferno da cui sono uscita. Posso solo dire che è stata una bruttissima esperienza". E' già tornata a casa a L'Aquila l'insegnante aquilana incinta che ha vissuto attimi di terrore in vacanza a Nizza, in Francia. La palazzina di 5 piani in cui soggiornava è stata infatti avvolta dalle fiamme nel tardo pomeriggio di sabato e il bilancio alla fine è stato drammatico: una vittima – una donna di 54 anni – e 23 intossicati, tra cui una persona ustionata.

Stando ai primi rilievi effettuati dai vigili del fuoco transalpini, l’incendio si sarebbe generato all’interno di un appartamento al primo piano, a causa del cortocircuito di un monopattino.

C.D.F., insegnante aquilana di 32 anni, si trovava in quel momento in un appartamento al terzo piano, e intorno alle 19 si è vista piombare in casa i pompieri, proprio mentre il fumo invadeva le stanze, con le fiamme ormai fuori controllo due piani più giù. La donna aquilana, incinta, è stata poi trasferita in una camera iperbarica all’ospedale Pasteur e sottoposta a una sessione da 70 minuti di ossigenoterapia, sorvegliata a vista da un’équipe medica, che una volta constatate le buone condizioni della 32enne, e del bambino, ha infine deciso per le dimissioni in tarda serata. Ieri è potuta quindi rientrare nel capoluogo, lasciandosi così alle spalle la brutta disavventura.
IL RACCONTO
«Erano più o meno le sei e mezza di pomeriggio e mi stavo preparando per un ultimo giro in Francia prima del rientro in Italia», riferisce la 32enne. «All’inizio ho sentito solo delle grida provenire da un altro appartamento, ma ho pensato a un semplice litigio. Poi però le grida aumentavano, sembravano disperate, tanto che ho pensato la lite potesse essere in qualche modo degenerata. In quel momento comincio però a sentire puzza di fumo, al punto che mi sono preoccupata di aver lasciato per sbaglio una padella sul fuoco tanto era pungente, così mi sono precipitata in cucina, per poi scoprire che invece era tutto in ordine. Quindi ho aperto la finestra e ho visto i primi vigili del fuoco accorrere ai piedi dello stabile. I soccorritori ci hanno poi dapprima radunati sui balconi, quelli che danno sul cortile interno, nel punto opposto rispetto al quale si stavano sprigionando le fiamme. Solo a distanza di un’ora sono poi venuti a prenderci e ci hanno evacuati utilizzando le scale condominiali, nel frattempo invase dal fumo e dalla fuliggine, che abbiamo inevitabilmente inalato. Una volta usciti in strada c’era di tutto: polizia, mezzi dei vigili del fuoco, ambulanze pronte a partire. La via era paralizzata» racconta.
«Sono stata presa subito in consegna da un’équipe medica che mi ha riscontrato un tasso di intossicazione da Co2 al 14%, anche se mi sentivo piuttosto bene. I medici però, temendo per le condizioni del bambino, hanno deciso per il trasferimento in ospedale e una volta salita in ambulanza mi hanno fatto indossare la maschera per l’ossigeno. Durante il trasporto ho sentito i sanitari preoccupati per il bambino, e lì ho cominciato ad avere paura anch’io, nonostante l’incendio fosse ormai alle spalle. Giunta in ospedale sono stata quindi sottoposta a una serie di controlli e poi tenuta per oltre un’ora in una capsula iperbarica, per poi essere dimessa in buone condizioni intorno alla mezzanotte».
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