La beffa del museo archeologico
Ridotto in macerie, doveva essere inaugurato dopo otto anni di rinvii.
L’AQUILA. Sembra una maledizione. Sarà casualità, destino o chissà che cosa. Ma dopo otto lunghi anni di rinvii, proprio quando era tutto pronto per inaugurare il museo archeologico di Santa Maria dei Raccomandati, ci ha pensato il terremoto a bloccare l’ambizioso progetto. La struttura, che affaccia sul corso aquilano, è ancora in piedi, nonostante i numerosi danni soprattutto ai piani superiori, ma certo di museo per il momento neanche se ne parla. «Un’altra occasione mancata» per Vladimiro Placidi, direttore del Consorzio beni culturali, impegnato nell’attivazione del museo. Un’occasione persa per la città che non è mai riuscita ad avere un’esposizione permanente di reperti archeologici, nonostante la ricchezza storica del suo territorio. Inaugurato e arredato già con l’amministrazione guidata da Tempesta, ma mai aperto al pubblico, l’ex convento che doveva diventare il museo archeologico aquilano ed essere inaugurato proprio nel mese di aprile, ha subìto notevoli danni a seguito del terremoto.
«Soprattutto i piani superiori sono stati fortemente lesionati», spiega Placidi, «la struttura è composta da due corpi di fabbrica distinti: il più basso muovendosi ha danneggiato gravemente quello superiore che si è spostato di circa otto centimetri». La zona più colpita è proprio quella che doveva diventare il cuore del museo, dove erano tutti gli arredi: teche, vetrine, bacheche impolverate che aspettavano solo di essere riempite. «Fortunatamente sarà possibile salvare gran parte di questi arredi», continua Placidi, «come sarà più facilmente recuperabile la zona inferiore, mentre per quella superiore ci vorrà molto tempo». Il primo piano dell’edificio, infatti, pur avendo numerose lesioni, risulta danneggiato in maniera lieve. «Da una ventina di giorni è cominciato il puntellamento dell’ex convento», continua il presidente del Consorzio beni culturali, «ma per i lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza ci vorranno anni, come accadrà per tutto il centro.
La verità è che i fondi non ci sono e gli edifici storici hanno bisogno di molti soldi per tornare fruibili». La città, insomma, può già dimenticare il suo museo, che non è stato mai aperto. I tanti annunci e le smentite che si sono avvicendati quasi per un decennio sull’attivazione della struttura sembrano non essere serviti a niente e anche il progetto di allestimento pronto da diverso tempo dovrà essere chiuso in un cassetto, almeno per il momento. Il museo, secondo le ultimi indicazioni di Soprintendenza e Comune, doveva ospitare una sezione archeologica permanente e spazi da dedicare a esposizioni temporanee, all’arte contemporanea e alle realtà del territorio già esistenti.
La sezione archeologica doveva essere arricchita anche da esposizioni temporanee di reperti che sarebbero emersi di volta in volta dagli scavi dell’Aquilano. Era stato programmato anche di ospitare i tanti resti rinvenuti durante le ultime campagne di scavo nelle aree archeologiche della zona, conservati per lo più nei magazzini del museo palafitticolo di Celano e del Castello cinquecentesco.
«Soprattutto i piani superiori sono stati fortemente lesionati», spiega Placidi, «la struttura è composta da due corpi di fabbrica distinti: il più basso muovendosi ha danneggiato gravemente quello superiore che si è spostato di circa otto centimetri». La zona più colpita è proprio quella che doveva diventare il cuore del museo, dove erano tutti gli arredi: teche, vetrine, bacheche impolverate che aspettavano solo di essere riempite. «Fortunatamente sarà possibile salvare gran parte di questi arredi», continua Placidi, «come sarà più facilmente recuperabile la zona inferiore, mentre per quella superiore ci vorrà molto tempo». Il primo piano dell’edificio, infatti, pur avendo numerose lesioni, risulta danneggiato in maniera lieve. «Da una ventina di giorni è cominciato il puntellamento dell’ex convento», continua il presidente del Consorzio beni culturali, «ma per i lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza ci vorranno anni, come accadrà per tutto il centro.
La verità è che i fondi non ci sono e gli edifici storici hanno bisogno di molti soldi per tornare fruibili». La città, insomma, può già dimenticare il suo museo, che non è stato mai aperto. I tanti annunci e le smentite che si sono avvicendati quasi per un decennio sull’attivazione della struttura sembrano non essere serviti a niente e anche il progetto di allestimento pronto da diverso tempo dovrà essere chiuso in un cassetto, almeno per il momento. Il museo, secondo le ultimi indicazioni di Soprintendenza e Comune, doveva ospitare una sezione archeologica permanente e spazi da dedicare a esposizioni temporanee, all’arte contemporanea e alle realtà del territorio già esistenti.
La sezione archeologica doveva essere arricchita anche da esposizioni temporanee di reperti che sarebbero emersi di volta in volta dagli scavi dell’Aquilano. Era stato programmato anche di ospitare i tanti resti rinvenuti durante le ultime campagne di scavo nelle aree archeologiche della zona, conservati per lo più nei magazzini del museo palafitticolo di Celano e del Castello cinquecentesco.