La Coop chiude e lascia la città
Messi in mobilità i 90 dipendenti, scatta la protesta
L’AQUILA. La Coop Centro Italia ha deciso: lascerà L’Aquila. Da giorni era nell’aria l’annuncio della chiusura dei tre punti vendita di Pettino, Campo di Pile e Torrione. Lunedì sera è arrivata la doccia fredda per i 90 dipendenti, con l’azienda che ha avviato la procedura di mobilità. «Una decisione sconcertante che farà perdere alla città altri posti di lavoro», il secco commento del segretario provinciale della Cisl, Gianfranco Giorgi.
Giorgi ha ricevuto, ieri, una delegazione di lavoratori, decisi ad avviare una battaglia senza esclusione di colpi per impedire alla Coop di abbandonare per sempre la città.
Alla base della fuga il contenzioso con il Comune e la Protezione civile, che hanno espropriato alla società il terreno in località Sant’Antonio, dove era previsto un ipermercato che avrebbe dato lavoro ad altri 200 dipendenti.
«L’azienda, presente sul mercato aquilano da undici anni», dichiara Giorgi, «è intenzionata a chiudere i punti vendita di Pile, Pettino e Torrione: una decisione pesante, in un momento di enorme crisi e difficoltà per il territorio compito dal sisma del 6 aprile. Non è giustificabile l’atteggiamento assunto dalla Coop che, in risposta all’esproprio dell’area di Sant’Antonio, ha deciso di tagliare con un solo colpo quasi cento posti di lavoro». Domani l’azienda ha fissato un incontro con i sindacati, all’Ipercoop di Avezzano.
«Oltre al problema occupazionale», incalza Giorgi, «si pone un problema sociale: L’Aquila continua a perdere pezzi In tal modo sarà difficile ripartire». La mobilitazione è dietro l’angolo. Ieri i lavoratori si sono riuniti in assemblea per stabilire le forme di protesta: «Scenderemo in piazza per contestare la decisione assunta dall’azienda», dichiarano le Rsu che con il supporto della Cisl e degli oltre 25mila soci della Coop sono pronti a dare del filo da torcere all’azienda,«stiamo oganizzando una manifestazione che segnerà l’inizio della mobilitazione generale».
I 90 dipendenti dei supermercati Coop rivolgono un appello agli aquilani «affinché la nostra non resti una battaglia isolata».
Tra le tante iniziative in campo lo sciopero ad oltranza per bloccare l’attività dell’unico punto vendita Coop ancora aperto, quello del Torrione.
Da anni la Coop attende dal Comune l’autorizzazione per l’insediamento di un mega centro di distribuzione a Sant’Antonio.
Tra Conferenze di servizi, per concedere il nullaosta, e ricorsi al Tar è arrivato il terremoto, che ha bloccato il progetto. I terreni di proprietà della Coop sono stati espropriati per consentire la realizzazione degli alloggi. E proprio ieri, la Coop Centro Italia, è tornata a chiedere spiegazioni sull’accaduto con una lettera aperta indirizzata al Commissario della Protezione civile, Guido Bertolaso, e al sindaco, Massimo Cialente.
«In seguito al sisma la Coop ha registrato l’inagibilità di due supermercati con la conseguente cassa integrazione per 90 lavoratori», si legge nel documento, «a fine aprile abbiamo presentato domanda per la realizzazione a Sant’Antonio di un supermercato che accorpasse le due superfici inagibili, rendendoci disponibili a realizzare le urbanizzazioni, ma ad oggi non abbiamo avuto alcuna risposta. Prima del sisma, secondo il Prg, nell’area erano previsti 10mila metri di destinazione commerciale. Nonostante l’esproprio è ancora possibile conciliare il fabbisogno di unità abitative con quello del nostro supermercato poiché nel piano di intervento dell’area sono previsti anche due ettari per i servizi».
Giorgi ha ricevuto, ieri, una delegazione di lavoratori, decisi ad avviare una battaglia senza esclusione di colpi per impedire alla Coop di abbandonare per sempre la città.
Alla base della fuga il contenzioso con il Comune e la Protezione civile, che hanno espropriato alla società il terreno in località Sant’Antonio, dove era previsto un ipermercato che avrebbe dato lavoro ad altri 200 dipendenti.
«L’azienda, presente sul mercato aquilano da undici anni», dichiara Giorgi, «è intenzionata a chiudere i punti vendita di Pile, Pettino e Torrione: una decisione pesante, in un momento di enorme crisi e difficoltà per il territorio compito dal sisma del 6 aprile. Non è giustificabile l’atteggiamento assunto dalla Coop che, in risposta all’esproprio dell’area di Sant’Antonio, ha deciso di tagliare con un solo colpo quasi cento posti di lavoro». Domani l’azienda ha fissato un incontro con i sindacati, all’Ipercoop di Avezzano.
«Oltre al problema occupazionale», incalza Giorgi, «si pone un problema sociale: L’Aquila continua a perdere pezzi In tal modo sarà difficile ripartire». La mobilitazione è dietro l’angolo. Ieri i lavoratori si sono riuniti in assemblea per stabilire le forme di protesta: «Scenderemo in piazza per contestare la decisione assunta dall’azienda», dichiarano le Rsu che con il supporto della Cisl e degli oltre 25mila soci della Coop sono pronti a dare del filo da torcere all’azienda,«stiamo oganizzando una manifestazione che segnerà l’inizio della mobilitazione generale».
I 90 dipendenti dei supermercati Coop rivolgono un appello agli aquilani «affinché la nostra non resti una battaglia isolata».
Tra le tante iniziative in campo lo sciopero ad oltranza per bloccare l’attività dell’unico punto vendita Coop ancora aperto, quello del Torrione.
Da anni la Coop attende dal Comune l’autorizzazione per l’insediamento di un mega centro di distribuzione a Sant’Antonio.
Tra Conferenze di servizi, per concedere il nullaosta, e ricorsi al Tar è arrivato il terremoto, che ha bloccato il progetto. I terreni di proprietà della Coop sono stati espropriati per consentire la realizzazione degli alloggi. E proprio ieri, la Coop Centro Italia, è tornata a chiedere spiegazioni sull’accaduto con una lettera aperta indirizzata al Commissario della Protezione civile, Guido Bertolaso, e al sindaco, Massimo Cialente.
«In seguito al sisma la Coop ha registrato l’inagibilità di due supermercati con la conseguente cassa integrazione per 90 lavoratori», si legge nel documento, «a fine aprile abbiamo presentato domanda per la realizzazione a Sant’Antonio di un supermercato che accorpasse le due superfici inagibili, rendendoci disponibili a realizzare le urbanizzazioni, ma ad oggi non abbiamo avuto alcuna risposta. Prima del sisma, secondo il Prg, nell’area erano previsti 10mila metri di destinazione commerciale. Nonostante l’esproprio è ancora possibile conciliare il fabbisogno di unità abitative con quello del nostro supermercato poiché nel piano di intervento dell’area sono previsti anche due ettari per i servizi».