«La tassa alle imprese è un inutile obolo non dovuto»

L’ingegnere De Santis all’attacco sul contributo per snellire le procedure. «Serve una norma speciale della Regione»
L’AQUILA. Il contributo richiesto alle imprese, per accelerare l’approvazione delle pratiche della ricostruzione, non risolverà il problema del Genio civile. Serve una norma speciale della Regione, per il cratere sismico, che consenta di continuare a operare con il semplice deposito dei progetti e non con l’autorizzazione. Paolo De Santis, ex presidente dell’Ordine degli Ingegneri, in carica fino al 2014, boccia su tutta la linea gli ultimi provvedimenti regionali in materia di ricostruzione, adottati di concerto con l’Ance.
Quali incongruenze si ravvisano nel contributo richiesto alle ditte edili?
«Esiste una legge dello Stato, la 77 del 2009, che stabilisce in modo chiaro come, per la ricostruzione privata, non sia dovuto alcun tributo da parte dei cittadini. Non solo. Come presidente dell’Ordine degli Ingegneri, chiesi due pareri sull’apposizione delle marche da bollo sulle parcelle e sulle domande inoltrate al Genio civile, inerenti alla ricostruzione di edifici privati. In entrambi i casi, l’Agenzia delle Entrate e il Genio civile hanno confermato come non sia dovuta alcuna tassa. È alquanto strano che, dopo otto anni dal sisma, la Regione approvi un emendamento alla Finanziaria 2012, che introduce un obolo a carico delle imprese».
Perché parla di obolo e non di contributo, come indicato nell’emendamento?
«Si tratta di un provvedimento assurdo, che va contro ogni direttiva nazionale seguita finora: non può essere letto che come una sorta di obolo imposto alle ditte, costrette a pagare se vogliono che i progetti vengano approvati. Tutto questo, per snellire un meccanismo che dovrebbe viaggiare da solo».
Come sbloccare, allora, il sistema del Genio civile, che ha centinaia di pratiche da esaminare?
«Non è con una decina di tecnici in più che si superano i ritardi. La Regione avrebbe dovuto introdurre una norma speciale per il cratere sismico aquilano quando, ad aprile 2016, è entrata in vigore la legge 28, che prevedeva l’autorizzazione delle pratiche al posto del semplice deposito al Genio civile. Qui nasce il problema. Occorre una misura straordinaria, che consenta agli uffici del Genio civile di esaminare le pratiche velocemente e bene, senza i paletti imposti dalle nuove norme, che richiedono un controllo minuziosissimo e tempi dilatati».
C’è anche un’altra proposta. Quale?
«L’unificazione dei percorsi tra l’istruttoria dell’Usra e dell’Usrc e quella del Genio civile. Lo abbiamo chiesto fin dal 2009, ma nessuno ci ha dato ascolto. La Regione deve valutare la predisposizione di una norma speciale, che consenta di avvalersi del semplice deposito dei progetti al Genio civile. Altrimenti, la ricostruzione resterà al palo».(m.p.)
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