Lavoratori contro l’Inps
La protesta: in ritardo i soldi della cassa integrazione.
L’AQUILA. Alcuni lavoratori autonomi hanno protestato ieri per la mancata erogazione della cassa integrazione «in deroga» per aprile, maggio e giugno ma dall’Inps giungono segnali rassicuranti. La richiesta riguarda il contributo previsto per i titolari di aziende o collaboratori situate nel cratere che hanno dovuto interropere l’attività a causa del sisma. Il gruppo ha protestato anche negli uffici dell’Inps che sono stati insediati in container in via Leonardo da Vinci, nelle vicinanze di palazzo Silone a Pettino. Nelle scorse settimane vi erano stati anche dei solleciti di pagamento all’Inps da parte di sindacati. Fuori da questi uffici ogni mattina si creano lunghe file che mettono a dura prova la resistenza degli utenti anche per il caldo afoso che sta caratterizzando il periodo.
I dipendenti dell’Inps, pur lavorando per molte ore al giorno, non riescono a smaltire le spettanze che vengono richieste con autocertificazioni. Il contributo spetta a titolari di rapporti di agenzia, titolari di rappresentanza commerciale, lavoratori autonomi, titolari di attività di impresa e servizi e titolari di attività professionali. «Se, per vivere, avessimo dovuto fare affidamento su queste modeste somme», ha detto un imprenditore, «saremmo morti di fame. Si tratta di una doppia beffa, al blocco dell’attività, infatti si aggiunge anche quella dell’inaccettabile ritardo nel pagamento per molti di noi. Mentre per altra gente i soldi sono arrivati subito». I dati forniti dall’Inps, tramite il vice direttore regionale Francesco Liberati sono comunque rassicuranti e lasciano sperare che nel giro di poche settimane le pratiche saranno evase.
Sempre da parte della direzione Inps, che da pochi giorni si è trasferita in via Strinella, si rileva che la mancanza di una sede adeguata, visto che anche in quella attuale si sta stretti, ha comportato tanti disagi e inevitabilmente l’apparato burocratico ha proceduto con lentezza. In ogni caso le richieste di cassa integrazione in deroga (13 settimane da aprile a giugno) sono arrivate da 1779 aziende a fronte di 6678 lavoratori. Finora sono state liquidate le spettanze a 4610 operai per 1159 aziende. «Tutte le altre pratiche rimanenti» osserva il dottor Liberati «contiamo di smaltirle entro un paio di settimane in modo da andare incontro alle esigenze della gente nei limiti delle nostre possibilità tecniche. In condizioni normali di lavoro avremmo già concluso tutto».
Quanto all’assegno percepito si tratta in teoria dell’ottanta per cento della precedente retribuzione. In realtà non è così. infatti ci sono dei massimali invalicabili per i quali chi prendeva almeno 1917 euro al mese non incasserà che poco più di mille euro mentre gli altri non prendono più di 800 euro a mese. Ecco perchè in linea di massima l’assegno è in media di circa 2.400 euro. La cassa integrazione in deroga, comunque, verrà prorogata fino alla fine dell’anno. «L’Inps» commenta il segretario provinciale della Cgil, Umberto Trasatti «è da considerare un istituto serio e lo diciamo sulla scorta delle nostre esperienze come sindacato per cui sono certo che farà il possibile per erogare questi soldi. Ma noi vogliamo precisare che la cassa integrazione in deroga è solo la punta di iceberg della situazione che si sta vivendo nell’Aquilano. La gente deve sapere che sotto le forme più note di cassa integrazione ci sono altre migliaia e migliaia di persone».
I dipendenti dell’Inps, pur lavorando per molte ore al giorno, non riescono a smaltire le spettanze che vengono richieste con autocertificazioni. Il contributo spetta a titolari di rapporti di agenzia, titolari di rappresentanza commerciale, lavoratori autonomi, titolari di attività di impresa e servizi e titolari di attività professionali. «Se, per vivere, avessimo dovuto fare affidamento su queste modeste somme», ha detto un imprenditore, «saremmo morti di fame. Si tratta di una doppia beffa, al blocco dell’attività, infatti si aggiunge anche quella dell’inaccettabile ritardo nel pagamento per molti di noi. Mentre per altra gente i soldi sono arrivati subito». I dati forniti dall’Inps, tramite il vice direttore regionale Francesco Liberati sono comunque rassicuranti e lasciano sperare che nel giro di poche settimane le pratiche saranno evase.
Sempre da parte della direzione Inps, che da pochi giorni si è trasferita in via Strinella, si rileva che la mancanza di una sede adeguata, visto che anche in quella attuale si sta stretti, ha comportato tanti disagi e inevitabilmente l’apparato burocratico ha proceduto con lentezza. In ogni caso le richieste di cassa integrazione in deroga (13 settimane da aprile a giugno) sono arrivate da 1779 aziende a fronte di 6678 lavoratori. Finora sono state liquidate le spettanze a 4610 operai per 1159 aziende. «Tutte le altre pratiche rimanenti» osserva il dottor Liberati «contiamo di smaltirle entro un paio di settimane in modo da andare incontro alle esigenze della gente nei limiti delle nostre possibilità tecniche. In condizioni normali di lavoro avremmo già concluso tutto».
Quanto all’assegno percepito si tratta in teoria dell’ottanta per cento della precedente retribuzione. In realtà non è così. infatti ci sono dei massimali invalicabili per i quali chi prendeva almeno 1917 euro al mese non incasserà che poco più di mille euro mentre gli altri non prendono più di 800 euro a mese. Ecco perchè in linea di massima l’assegno è in media di circa 2.400 euro. La cassa integrazione in deroga, comunque, verrà prorogata fino alla fine dell’anno. «L’Inps» commenta il segretario provinciale della Cgil, Umberto Trasatti «è da considerare un istituto serio e lo diciamo sulla scorta delle nostre esperienze come sindacato per cui sono certo che farà il possibile per erogare questi soldi. Ma noi vogliamo precisare che la cassa integrazione in deroga è solo la punta di iceberg della situazione che si sta vivendo nell’Aquilano. La gente deve sapere che sotto le forme più note di cassa integrazione ci sono altre migliaia e migliaia di persone».