Lottizzazione abusiva, indaga la procura

Nel mirino il frazionamento di un sito in più lotti. Ascoltate persone informate sui fatti

L'AQUILA. La magistratura sta indagando su una presunta lottizzazione abusiva che si trova nel quartiere del Torrione. L'indagine è avviata da tempo e tra non molto potrerebbe evolvere in avvisi di garanzia o archiviazione. Le indagini, secondo quanto si è appreso, sono state avviate in seguito a una segnalazione fatta dal Comune. Si è appreso da fonti investigative che tempo addietro ci sono stati degli interrogatori di persone informate sui fatti e che per ora non ci sono indagati. In urbanistica per lottizzazione abusiva si fa riferimento al frazionamento di uno o più lotti di terreno che è stata fatta in assenza o in difformità dalle normative con riferimento alle previsioni degli strumenti urbanistici. Nel mirino c'è un'area di circa 3.600 metri quadrati che sono stati suddivisi in sei lotti, operazione fatta dopo il sisma.

Va tuttavia precisato che, al contrario, si tratta di una zona dove le urbanizzazioni erano preesistenti e i manufatti che sono stati edificati lì sono comunque temporanei. Al di là di questo è chiaro che se le indagini dovessero portare a qualcosa di concreto si andrebbero a coinvolgere diverse persone, forse una quindicina, che hanno partecipato su più fronti all'iter della lottizzazione. Per restare in tema di violazioni urbanistiche (ma si tratta di un procedimento penale a se stante) ci sono tre rinvii a giudizio per un presunto abuso edilizio per una villetta in via Moschino, sempre zona Torrione.

Sotto accusa la committente dell'opera, Amelia Flavini, il progettista Diego Carnevale e il direttore dei lavori Piero Pacella. Le accuse per tutti sono la violazione del dpr 380 del 6 giugno 2001 ovvero violazioni edilizia mentre per la Favino l'accusa è anche di falso ideologico commesso dal privato. Tutto parte da qui. Infatti, secondo accuse tutte da dimostrare, la Flavini nel modulo di comunicazione per la installazione di manufatti temporanei inoltrata al Comune dell'Aquila, avrebbe falsamente attestato che la sua abitazione era stata classificata E (dunque inagibile) mentre per il pm è stata dichiarata agibile subito dopo il terremoto.
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