Mantini contro tutti: è una pessima legge
Il deputato dell’Udc annuncia che in aula voterà soltanto una parte dell’emendamento
L’AQUILA. Alla vigilia dell’esame alla Camera del decreto sviluppo che contiene il maxiemendamento sulla ricostruzione dell'Aquila, il deputato dell’Unione di centro (Udc), Pierluigi Mantini, lancia una proposta ai colleghi del Pd (Partito democratico) e del Pdl (Popolo della libertà): votare solo una parte della cosiddetta legge Barca, quella che riguarda la fine del commissariamento. La proposta di esprimere il proprio sì solo per l’articolo uno e parte del secondo comma della legge (che sanciscono il ritorno alla gestione ordinaria, con l’istituzione degli Uffici speciali) ha tutto il sapore di una provocazione, ma Mantini ha assicurato «sono pronto a metterla in atto». L’onorevole, inoltre, ha dichiarato di avere nel cassetto anche una legge regionale ad hoc sulla ricostruzione che verrà presentata nelle prossime settimane e servirà a garantire «la semplificazione amministrativa e urbanistica. Basta con il mare magnum di norme, da cui i cittadini sono travolti» continua Mantini «c’è bisogno di maggiore chiarezza». Insomma, la legge Barca non piace del tutto al deputato che ha parlato di “luci e ombre” sul testo e di un emendamento «figlio di una vecchia cultura di sinistra, incostituzionale e inadeguata». Nel “mirino” soprattutto la scelta di imporre dei tetti alle imprese e ai professionisti «ponendo per legge limiti al mercato. Non c’è una vera semplificazione normativa in questo testo» attacca Mantini, che si sofferma anche sulla querelle dei giorni scorsi con il sindaco, Massimo Cialente. Il primo cittadino, infatti, aveva parlato di una «battaglia contro i precari del Comune dell'Aquila» da parte del deputato del partito della Vela, che aveva chiesto che la quota del 50 per cento, riservata attualmente a questo personale, venisse ridotta del 30 per cento. «Mi meraviglia» ha commentato l’onorevole «che il sindaco abbia tutto questo tempo per polemiche inutili. Ci sembra opportuno che venga data a tutti la possibilità di lavorare in quello che sarà l’ufficio ricostruzione per l’Italia, e non per la città. Aver già operato nell’amministrazione Comunale, non può dare automaticamente il diritto a un posto fisso nello Stato». E ancora contro il Comune: «Saprà gestire centinaia di appalti quando non è stato in grado di rifare la propria sede principale, palazzo Margherita, in tre anni e mezzo?». Dello stesso parere il segretario provinciale dell'Udc, Morena Pasqualone, che ha ribadito la «contrarietà alla norma prevista dalla legge Barca che estende ai consiglieri l’incompatibilità con incarichi tecnici legati alla ricostruzione».
Michela Corridore
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