Morte in corsia, prime verità

Il perito “scagiona” 8 medici ma il pm vuole una consulenza cardiologica

L’AQUILA. Potrebbero essere coinvolti altri medici (mentre alcuni ora indagati sembrano ormai fuori dal fascicolo) nell’indagine sulla morte di un’aquilana di 66 anni, Annamaria Biondi, fatto per il quale la Procura ha aperto un fascicolo a carico di dieci tra radiologi, rianimatori, cardiologi e operatori di medicina dell’ospedale San Salvatore, con l’ipotesi di omicidio colposo. La donna si era recata a metà settembre 2014 al pronto soccorso per essere visitata. Qualcosa, però, ha fatto improvvisamente precipitare il quadro clinico a tal punto che per lei non c’è stato nulla da fare.

Ieri, nell’incidente probatorio, è stato ascoltato un perito il quale avrebbe scagionato otto medici. Ma le obiezioni fatte dai legali delle difese sono servite a rimettere tutto in gioco anche a favore degli altri due sospettati. In occasione della prossima udienza, il 31 marzo, il pm Stefano Gallo sembrerebbe interessato a chiedere una consulenza tramite di un cardiologo per un quesito. Ovvero: se ci fosse stato a disposizione un defibrillatore a portata di mano la paziente si sarebbe potuta salvare? In caso di risposta affermativa ci potrebbe essere una svolta con un cambio del quadro delle accuse.

Non decolla, invece, l’inchiesta sulla morte del giovane aquilano Stefano Arcangeli, per la quale sono indagati una decina di medici. La perizia non sembra dare molti appigli alle tesi iniziali della Procura.

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