Niente risarcimento danni

Nubifragio, la speranza dei fondi appesa a un ricorso.

SULMONA. Le richieste di risarcimento danni per il nubifragio, ferme da settembre 2008, sono destinate a non avere risposte. Gli uffici dell’assessorato regionale alla Protezione civile, infatti, precisano che in quell’occasione non venne dichiarato lo stato di calamità naturale, che prevede l’utilizzo di risorse straordinarie per il rimborso dei danni a privati ed edifici pubblici.
L’unica strada potrebbe essere il ricorso. Per i circa 90 cittadini, quindi, arriva oltre al danno la beffa. Soprattutto per quelli che hanno pagato tecnici e professionisti per eseguire una perizia dei danni alle loro abitazioni o attività.

In base al sopralluogo dei tecnici regionali che arrivarono il giorno stesso del violento nubifragio, il primo settembre del 2008, si trattò di un forte acquazzone, ma non di più. A precisarlo è Silvio Liberatore, ingegnere della Regione, presente il giorno del sopralluogo.
”Ravvisammo un acquazzone anomalo», spiega Liberatore, «che colpì soprattutto alcune zone, come l’Incoronata e il centro storico, dove registrammo degli allagamenti in diversi ambienti. Ma nello stesso tempo ravvisammo che non si poteva trattare di uno stato di emergenza di portata regionale, ma comunale. Nonostante questo, nel nostro colloquio con i tecnici comunali, consigliammo comunque di seguire l’iter delle schede del rimborso danni, predisposte dalla Protezione civile. Lo consigliammo perché non competeva a noi stilare l’eventuale ordinanza sulla calamità naturale e noi dovevamo solo occuparci di redigere una relazione tecnica, cui poi sarebbero seguite delle valutazioni da parte delle istituzioni.

Del resto, dopo la consegna della nostra relazione, il governatore Gianni Chiodi non ha firmato alcuna ordinanza o delibera di calamità. In effetti, noi non ravvisammo, dopo l’elevata quantità d’acqua venuta giù in poco tempo, alcun rischio per le persone e non attivammo la procedura di pericolo di somma urgenza, per la quale sono previste somme straordinarie per mettere in sicurezza persone e cose».
In realtà il faldone che si trova in Comune, in cui sono contenute le schede, parla di circa cento domande di rimborso, su cui sono state state calcolate anche le spese.
Novanta da parte di privati cittadini, fra i quali ci sono una ventina di commercianti, per un importo complessivo di 383mila euro.

Le altre per le proprietà comunali, per un importo di un milione e duecento mila euro.
Fra queste ci sono palazzo San Francesco (la residenza comunale), il teatro, il palazzetto dello sport di via XXV aprile, palazzo Mazara, il museo di Santa Chiara, il tribunale e diverse scuole.