Nomina del vescovo il caso-L’Aquila sul tavolo del Papa
Anche la pratica del nuovo presule tra gli ultimi atti del pontificato di Benedetto XVI. Con D’Ercole un outsider
L’AQUILA. Non solo lo Ior, la banca vaticana. Non solo la commissione cardinalizia di vigilanza. Non solo l’Idi, l’Istituto dermopatico dell’Immacolata in crisi. In quella che, per alcuni osservatori di cose vaticane, è una vera e propria «frenesia decisionale inedita» nell’interregno tra la rinuncia al papato e l’inizio del conclave, sul tavolo di Benedetto XVI «felicemente regnante» almeno fino al 28 febbraio c’è anche il dossier-L’Aquila. Affare non di primo piano, specialmente adesso, per le strategie in atto Oltretevere, ma che comunque proprio grazie a quest’accelerazione improvvisa del pontificato di Ratzinger potrebbe arrivare a soluzione.
COMIGNOLI. Così, mentre gli operai a San Pietro sono al lavoro per sistemare il comignolo per l’attesa fumata bianca, nell’ex capannone industriale di Campo di Pile che ospita la Curia metropolitana si stanno spolverando le poltrone. Infatti il giorno buono per l’annuncio del nome del successore dell’altro dimissionario eccellente, monsignor Giuseppe Molinari, che lascia il governo pastorale dell’arcidiocesi per raggiunti limiti di età, potrebbe essere dopodomani. Già altre volte la nomina di vescovi di diocesi italiane è stata resa nota alla fine della settimana. Se è così anche per L’Aquila, negli uffici della Curia potrebbe essere già arrivata la riservatissima nota del nunzio apostolico in Italia, l’arcivescovo Adriano Bernardini, contenente l’annuncio della nomina del nuovo vescovo da parte del Papa. È la stessa nota a indicare l’orario e la data dell’annuncio del provvedimento, con la rituale raccomandazione secondo la quale «fino a quel momento la notizia deve rimanere sub peculiari secreto pontificio», cioè supersegretissima nei confronti di chiunque. Tranne di chi, come il cancelliere, ha il compito di convocare i sacerdoti chiamati ad accogliere l’atteso annuncio.
D’ERCOLE FAVORITO. Provenendo dalla Segreteria di Stato, ed essendo stato mandato all’Aquila direttamente dal potente cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, il quale sta gestendo con mano ferma l’interregno di Papa Ratzinger, resta favorito numero 1 per la successione a Molinari il vescovo ausiliare Giovanni D’Ercole. Ben introdotto in Vaticano, dove l’eco delle sue vicende giudiziarie aquilane (su di lui pende ancora un processo in Appello dopo un’assoluzione in primo grado) arriva magari smorzata, il prelato originario di Rendinara di Morino negli ultimi mesi si è visto poco all’Aquila e spesso tra il Vaticano e l’estero. Non è un segreto per nessuno il suo desiderio (altrimenti detto pressing nelle segrete stanze) di restare all’Aquila. Dove sogna di poter attuare, almeno in parte, quegli ampi poteri che pure gli furono affidati dal Papa (ed enumerati nella Bolla che fu letta nella chiesa parrocchiale di Pettino il giorno del suo insediamento) ma che poi sono evaporati per volere dello stesso Molinari e dei suoi fedelissimi. Chissà se il pressing sulla Segreteria di Stato sia destinato a una buona riuscita.
OUTSIDER. Nel borsino «chi sale chi scende» appare defilata la figura dell’ex nunzio apostolico Luciano Suriani, 56 anni, arcivescovo originario di Atessa che per motivi di salute aveva già rinunciato a un incarico in Bolivia. La Curia dell’Aquila, roba per cuori forti, potrebbe essere troppo anche per uno come lui. In ribasso anche le quotazioni del vescovo di Sulmona-Valva Angelo Spina. Non si esclude, alla fine, che la scelta possa cadere su un nome nuovo. Intanto per dopodomani alle 18,30 Molinari ha già fissato un impegno nella chiesa-tenda di Sant’Antonio a Pile per l’apertura delle «Missioni al popolo».
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