Nuovi poveri, Caritas in soccorso Aiuti per pagare bollette e spesa
Don Dante: «I pacchi viveri passati da 20 a 100 a settimana, accogliamo anche persone inaspettate» E alla Fraterna Tau vengono distribuiti 150 pasti al giorno. Giorgi: «Sono tante le famiglie in difficoltà»
L’AQUILA. La fotografia non è più così impietosa rispetto a quella dello scorso inverno. Ma gli effetti delle misure di contrasto alla pandemia sulle tasche delle persone delineano quasi un “long Covid economico” con degli strascichi importanti da cui è difficile uscire. Una cosa, infatti, è il timido – seppur significativo – accenno di ripresa legato alle percentuali del prodotto interno lordo. Altra cosa è fare i conti con l’aumento dei prezzi e con il caro energia e tutte le ripercussioni su trasporti e consumi domestici. Dal rapporto povertà “Oltre l’ostacolo”, di recente divulgazione, si apprende che nel 2020 la Caritas in Italia ha complessivamente supportato 1,9 milioni di persone, una media di 286 individui per ciascuno dei 6.780 servizi gestiti dal circuito diocesano e parrocchiale. Delle persone sostenute nell’anno di diffusione del Covid 19, quasi la metà, il 44%, ha fatto riferimento alla rete Caritas per la prima volta.
L’EVOLUZIONE DAL 2020
Una condizione che alla Caritas dell’Aquila aveva toccato le punte del 70 per cento, lo scorso anno. Nell’arco di poche settimane di lockdown, i pacchi viveri Caritas sono passati da 20 a 100 a settimana. «Abbiamo vissuto una situazione difficile», ricorda don Dante Di Nardo, il direttore della Caritas cittadina, «e c’è da dire che la situazione resta tuttora delicata. Ci siamo trovati ad assistere delle persone che mai mi sarei aspettato. Persone a cui magari in passato avrei più che altro pensato di rivolgermi per chiedere un aiuto».
DATI LOCALI E NAZIONALI
In Abruzzo, delle 6.253 persone assistite complessivamente, nel 38,4% dei casi si tratta di persone che nel 2020 hanno chiesto per la prima volta aiuto. Il 17,1% sono persone che hanno un rapporto continuativo con la Caritas da 1-2 anni, l’11,8% da 3-4 anni, il 32,8% da più di 5 anni. Dei nuovi poveri rilevati nel 2020, le cui richieste di aiuto si immagina siano fortemente correlate alla crisi socio-sanitaria legata alla pandemia, oltre i due terzi (esattamente il 70,3%) non ha fatto più ricorso ai servizi Caritas. «È un dato, questo», viene sottolineato nel rapporto povertà, «che si presta a una lettura ambivalente. Da un lato può essere preso come un segnale di speranza e di ripartenza; al contempo però non possiamo non occuparci e preoccuparci di quel 29,7% di persone che ancora oggi nel 2021 continuano a non farcela».
L’ATTENZIONE
Gli operatori Caritas continuano nel loro lavoro quotidiano che consiste anche nell’orientamento degli stranieri con la burocrazia. Sempre di più sono le richieste relative alle bollette. Gli alimenti continuano a essere raccolti nelle parrocchie e nei carrelli dei centri commerciali. «Qualsiasi sostegno è importante», sottolinea don Dante Di Nardo. «Così come la necessità che gli occhi dei cittadini non si chiudano di fronte a situazioni di marginalità, spesso invisibili». «Le chiusure del 2020 hanno messo in difficoltà tutti quei lavoratori precari il cui stipendio è rimasto bloccato dal fermo attività», ricorda Federico Congiu della Fraterna Tau. «Molta gente è arrivata a chiederci aiuto, vincendo qualsiasi imbarazzo». La mensa di Celestino eroga quotidianamente 150 pasti, tra quelli d’asporto e quelli serviti a tavola a piazza d’Armi. «Le cose vanno meglio nell’organizzazione, ma nei numeri la situazione resta critica», valuta Paolo Giorgi del Movimento celestiniano. «Il fronte della povertà si allarga sempre più e anche famiglie che prima riuscivano a sbarcare il lunario con uno stipendio solo, ora sono in difficoltà. C’è bisogno di un intervento strutturato delle istituzioni altrimenti c’è il rischio che si arrivi a tensioni sociali importanti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
L’EVOLUZIONE DAL 2020
Una condizione che alla Caritas dell’Aquila aveva toccato le punte del 70 per cento, lo scorso anno. Nell’arco di poche settimane di lockdown, i pacchi viveri Caritas sono passati da 20 a 100 a settimana. «Abbiamo vissuto una situazione difficile», ricorda don Dante Di Nardo, il direttore della Caritas cittadina, «e c’è da dire che la situazione resta tuttora delicata. Ci siamo trovati ad assistere delle persone che mai mi sarei aspettato. Persone a cui magari in passato avrei più che altro pensato di rivolgermi per chiedere un aiuto».
DATI LOCALI E NAZIONALI
In Abruzzo, delle 6.253 persone assistite complessivamente, nel 38,4% dei casi si tratta di persone che nel 2020 hanno chiesto per la prima volta aiuto. Il 17,1% sono persone che hanno un rapporto continuativo con la Caritas da 1-2 anni, l’11,8% da 3-4 anni, il 32,8% da più di 5 anni. Dei nuovi poveri rilevati nel 2020, le cui richieste di aiuto si immagina siano fortemente correlate alla crisi socio-sanitaria legata alla pandemia, oltre i due terzi (esattamente il 70,3%) non ha fatto più ricorso ai servizi Caritas. «È un dato, questo», viene sottolineato nel rapporto povertà, «che si presta a una lettura ambivalente. Da un lato può essere preso come un segnale di speranza e di ripartenza; al contempo però non possiamo non occuparci e preoccuparci di quel 29,7% di persone che ancora oggi nel 2021 continuano a non farcela».
L’ATTENZIONE
Gli operatori Caritas continuano nel loro lavoro quotidiano che consiste anche nell’orientamento degli stranieri con la burocrazia. Sempre di più sono le richieste relative alle bollette. Gli alimenti continuano a essere raccolti nelle parrocchie e nei carrelli dei centri commerciali. «Qualsiasi sostegno è importante», sottolinea don Dante Di Nardo. «Così come la necessità che gli occhi dei cittadini non si chiudano di fronte a situazioni di marginalità, spesso invisibili». «Le chiusure del 2020 hanno messo in difficoltà tutti quei lavoratori precari il cui stipendio è rimasto bloccato dal fermo attività», ricorda Federico Congiu della Fraterna Tau. «Molta gente è arrivata a chiederci aiuto, vincendo qualsiasi imbarazzo». La mensa di Celestino eroga quotidianamente 150 pasti, tra quelli d’asporto e quelli serviti a tavola a piazza d’Armi. «Le cose vanno meglio nell’organizzazione, ma nei numeri la situazione resta critica», valuta Paolo Giorgi del Movimento celestiniano. «Il fronte della povertà si allarga sempre più e anche famiglie che prima riuscivano a sbarcare il lunario con uno stipendio solo, ora sono in difficoltà. C’è bisogno di un intervento strutturato delle istituzioni altrimenti c’è il rischio che si arrivi a tensioni sociali importanti».
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