Orsa trovata morta nel Parco nazionale
I forestali escludono l’avvelenamento, ma la Procura apre l’inchiesta.
SCANNO. Un’orsa è stata trovata morta nei boschi della Valle Orsara, nel cuore del Parco nazionale d’Abruzzo. Per fare chiarezza sull’accaduto la Procura di Sulmona ha aperto l’inchiesta ed è stato attivato il protocollo stabilito dopo la strage di plantigradi nel 2007. Sulle cause resta il mistero. Gli investigatori escludono che si tratti di bracconaggio o di avvelenamento.
La scoperta è stata fatta da tre escursionisti di Scanno che avevano perso il sentiero, a 1945 metri di quota alle pendici del monte Campitello. E’ stato allertato il servizio di sorveglianza del Parco nazionale d’Abruzzo e sul posto sono arrivati gli agenti della Forestale del Cta di Civitella Alfedena, coordinati da Luciano Sammarone, i guardiaparco diretti da Pasqualino Leone, due ricercatori del dipartimento biologie animali della Sapienza di Roma e il veterinario del Parco. L’orso, morto da due, tre giorni, non era dotato di radiocollare. Si tratta di una femmina di circa cinque anni di età, con un peso di quaranta chili.
Ieri sera, così come disposto dal sostituto procuratore della Repubblica di Sulmona, Maria Teresa Leacche, la carcassa è stata trasportata all’Istituto zooprofilattico di Teramo. Nei prossimi giorni sarà eseguito un esame necroscopico per cercare di fare chiarezza sulle cause della morte.
Sul ventre dell’animale c’era una ferita che secondo gli investigatori può essere stata provocata da animali in cerca di carogne. Non c’erano segni che facciano supporre lesioni causate dall’utilizzo di armi (fucili o balestre). «E’ stato perlustrato un raggio di cento metri attorno all’animale», spiega Sammarone, «alla ricerca di eventuali tracce, come vomito o diarrea, che possano far presupporre un avvelenamento. Tracce del genere non ci sono, ma le ricerche proseguiranno».
Il plantigrado potrebbe essere morto per cause naturali, ma si aspettano le conferme dagli esami dello Zooprofilattico. «Speriamo non ci sia la mano dell’uomo, ma non possiamo escludere nulla», sottolinea Giuseppe Rossi, il presidente del Parco nazionale, «abbiamo informato la Procura e come previsto è scattato il protocollo. Dispiace per quello che è accaduto perché l’orso è una delle specie più protette. Dispiace ancora di più perché in questo caso si tratta di una femmina. Continueremo la nostra azione di sorveglianza pur nelle difficoltà oggettive in cui siamo costretti a operare».
La scoperta è stata fatta da tre escursionisti di Scanno che avevano perso il sentiero, a 1945 metri di quota alle pendici del monte Campitello. E’ stato allertato il servizio di sorveglianza del Parco nazionale d’Abruzzo e sul posto sono arrivati gli agenti della Forestale del Cta di Civitella Alfedena, coordinati da Luciano Sammarone, i guardiaparco diretti da Pasqualino Leone, due ricercatori del dipartimento biologie animali della Sapienza di Roma e il veterinario del Parco. L’orso, morto da due, tre giorni, non era dotato di radiocollare. Si tratta di una femmina di circa cinque anni di età, con un peso di quaranta chili.
Ieri sera, così come disposto dal sostituto procuratore della Repubblica di Sulmona, Maria Teresa Leacche, la carcassa è stata trasportata all’Istituto zooprofilattico di Teramo. Nei prossimi giorni sarà eseguito un esame necroscopico per cercare di fare chiarezza sulle cause della morte.
Sul ventre dell’animale c’era una ferita che secondo gli investigatori può essere stata provocata da animali in cerca di carogne. Non c’erano segni che facciano supporre lesioni causate dall’utilizzo di armi (fucili o balestre). «E’ stato perlustrato un raggio di cento metri attorno all’animale», spiega Sammarone, «alla ricerca di eventuali tracce, come vomito o diarrea, che possano far presupporre un avvelenamento. Tracce del genere non ci sono, ma le ricerche proseguiranno».
Il plantigrado potrebbe essere morto per cause naturali, ma si aspettano le conferme dagli esami dello Zooprofilattico. «Speriamo non ci sia la mano dell’uomo, ma non possiamo escludere nulla», sottolinea Giuseppe Rossi, il presidente del Parco nazionale, «abbiamo informato la Procura e come previsto è scattato il protocollo. Dispiace per quello che è accaduto perché l’orso è una delle specie più protette. Dispiace ancora di più perché in questo caso si tratta di una femmina. Continueremo la nostra azione di sorveglianza pur nelle difficoltà oggettive in cui siamo costretti a operare».