Palazzo Centi in piazza Santa Giusta

L'AQUILA

Palazzo Centi, chiesti due rinvii a giudizio 

Contestata la turbativa d’asta ai redattori del progetto dei restauri. In vista l’archiviazione per altri dieci

L’AQUILA. Va avanti, anche se fortemente ridimensionata, l’inchiesta sull’appalto di circa 13 milioni per la ristrutturazione e il consolidamento dello storico Palazzo Centi, sede della presidenza della giunta regionale all’Aquila danneggiata dal sisma del 6 aprile 2009. La Procura dell’Aquila ha chiesto il rinvio a giudizio per due dei dodici accusati del filone più importante della maxi inchiesta su presunte mazzette in appalti gestiti dalla Regione, che ha portato complessivamente a coinvolgere oltre 30 persone, tra politici, funzionari pubblici, tecnici e imprenditori. Il processo è stato chiesto per due tecnici con l’accusa di turbativa d’asta: si tratta di Alessandro Pompa e Gianluca Marcantonio. I due sono coinvolti nelle vesti di progettisti esterni. Nelle prossime settimane il gup fisserà la data dell’udienza preliminare per decidere se mandare a processo o prosciogliere i sospettati. Per il resto, questo caso giudiziario sembra destinato a finire nel dimenticatoio, visto che nelle scorse settimane, il pm Fabio Picuti, ha chiesto l’archiviazione per gli altri dieci indagati, tra cui il presidente della giunta regionale, Luciano D’Alfonso, e del suo ex capo della segreteria, Claudio Ruffini, ex consigliere regionale del Pd, già presidente della Provincia di Teramo. Su queste due figure, le più importanti della lista, il pm ha ritenuto che dalle intercettazioni non emerga «nessun interessamento o coinvolgimento dei predetti indagati nella procedura in questione». Le prove in questione, che erano state raccolte in precedenza dai carabinieri del Noe, si sono dimostrate secondo la Procura aquilana di poco peso.
Sono cadute le accuse a carico di altre persone inizialmente sospettate: l’imprenditore Eugenio Rosa, amministratore delegato di Iciet Engineering di Castelli (Teramo), azienda che si è classificata terza, e che secondo l’accusa sarebbe stata favorita, l’ex dirigente del ministero dei Beni culturali Berardino Di Vincenzo, ora in pensione, il figlio Giancarlo Di Vincenzo, tecnico progettista, gli imprenditori Giancarlo Di Persio e Mauro Pellegrini, titolari della impresa Dipe, già finiti nei guai in due precedenti inchieste, una in particolare su presunte mazzette nella ricostruzione privata. Stesso discorso, ovvero archiviazione, per i tre componenti della commissione di gara per l’aggiudicazione dei lavori di ricostruzione post-terremoto 2009, i dirigenti regionali Giancarlo Misantoni (presidente), l’architetto Roberto Guetti e l’ingegnere Silverio Salvi, cui era contestato il falso ideologico per una serie di verbali ritenuti dai pm non veritieri. Tutti gli indagati stanno aspettando la decisione del gip sull’archiviazione o meno. Va ricordato che i lavori, a causa di ricorsi, sono ancora al palo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA