"Prestazioni sessuali per gli esami". E spuntano testimonianze di altre allieve
Il pm sul capitano sotto indagine: «Si vantava di aver avuto rapporti con numerose finanziere». Ma emerge un particolare: sono stati i vertici dell’istituto a spingere la donna a denunciare
L'AQUILA. «Promettevano, in cambio di prestazioni sessuali, aiuti indebiti per il superamento degli esami in corso». È una delle accuse che il sostituto procuratore Ugo Timpano muove al capitano della Finanza A.P., siciliano di 33 anni, indagato con l’accusa di violenza sessuale e maltrattamenti ai danni di una giovane allieva della Scuola per ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza a Coppito. Sempre il pm: «P. attirava (omissis) nella propria abitazione con la promessa di fornirle preventivamente le risposte a un test d’esame (Economia politica, ndr) e in casa la aggrediva e la violentava. Nel corso della violenza P. si vantava di aver avuto rapporti sessuali con numerose allieve».
ALTRE TESTIMONIANZE. Ed è proprio quest’ultima frase – oltre ai tanti messaggi trovati su una chat privata – che ha spinto gli inquirenti ad approfondire. Altre sei ragazze sono state ascoltate in queste ultime settimane e alcune di loro hanno parlato di molestie. Due in particolare (in corso di identificazione), come emerge dagli atti dell’indagine, sarebbero state fatte oggetto di attenzioni molto particolari e avrebbero riportato lividi sui glutei. Chat e comportamenti che farebbero configurare un clima di sudditanza generato dal capitano istruttore indagato nei confronti di diverse allieve. Accuse che dovranno trovare una chiara conferma nel corso dell’indagine. Per questo gli agenti della Squadra mobile stanno scandagliando cinque telefonini cellulari e un computer in dotazione al capitano e agli altri indagati (l’ipotesi di reato per i tre è quella di maltrattamenti) sottoposti a sequestro lo scorso 5 luglio. Si tratta di A.R., 30 anni, residente in provincia di Latina, B.F., pugliese anch’egli 30enne, e M.S., 29 anni di Pescara, tutti con i gradi di capitano. I quattro sono stati immediatamente trasferiti – già da settimane – in altre sedi lontane dall’Abruzzo e assegnati ad altri incarichi. A tutti il pm contesta l’aggravante «di aver commesso il fatto approfittando della loro qualità di ufficiali istruttori e della loro posizione di supremazia nei confronti di allieve marescialle subordinate, così ostacolando la privata difesa». I nomi degli altri tre sono emersi dalle conversazioni sulle chat Whatsapp e Telegramm, al vaglio della Procura dell’Aquila. «Una rete chiara» trapela dalla questura «non crediamo che quello denunciato sia un caso isolato». Le indagini definiranno meglio il quadro. Il capitano accusato di violenza e la giovane allieva si erano conosciuti già nel 2022 a un corso di specializzazione in provincia di Latina. Anche in passato si erano scambiati messaggi. La donna ha riferito alla polizia che più volte aveva manifestato imbarazzo per l’atteggiamento del capitano. Lo scorso maggio sarebbe andata a casa dell’ufficiale delle Fiamme gialle per essere aiutata per l’esame.
«VAI A DENUNCIARE». Dal racconto finora emerso è chiaro l’aiuto fornito dallo stesso personale della Scuola della Finanza all’allieva vittima del presunto stupro. Il giorno dell’accaduto (28 maggio scorso), la giovane ha raccontato che continuava a piangere. Sono state le sue amiche e colleghe, una volta rientrata nella scuola, alle ore 21.50, a fare intervenire un maresciallo donna, ispettore di giornata. «Il maresciallo mi sollecitava a denunciare» ha riferito la giovane alla polizia «cosa che ho fatto la mattina successiva, dopo l’esercitazione al poligono di tiro, parlandone al maresciallo (omissis) e al mio comandante di compagnia capitano (omissis)». Prontamente è stato informato anche il generale di divisione. Da parte della Scuola non vi è stata alcuna volontà di insabbiare, anzi.
LA CHAT DELLO SCANDALO. «Passeremo tutta la giornata a sc…», aveva scritto il capitano ai suoi colleghi nella chat. Così il pm: «Formavano un gruppo social Whatsapp nel quale postavano messaggi e foto riguardanti i profili delle allieve sulle quali intendevano rivolgere le loro attenzioni a scopo sessuale. «...È troppo bona, la caccia è aperta, per punirla...». Proprio su questa chat si concentra l’informativa di reato del commissario capo Francesco D’Antonio della questura dell’Aquila, consegnata alla Procura del capoluogo. L’inchiesta è coordinata dai pm Ugo Timpano e Fabio Picuti. Le indagini sono state affidate alla dirigente della Squadra mobile Roberta Cicchetti. Della vicenda è stata informata la Procura militare di Roma.
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