Santariga, un teste aiuta la difesa

L’imprenditore che incastrò l’ex Provveditore non conferma le minacce. Può cadere la concussione

L’AQUILA. L’inchiesta sull’arresto dell’ex provveditore regionale alle opere pubbliche, Giancarlo Santariga, si arena dopo l’interrogatorio del suo principale accusatore. Al punto che il pm, David Mancini, al termine dell’udienza nella quale si sarebbe dovuto decidere il rinvio a giudizio o il prosciogimento, ha chiesto del tempo per formulare una nuova imputazione. Dunque appare in bilico la pesante imputazione di concussione per la quale Procura e gip mandarono ai domiciliari il pubblico funzionario.

Santariga è accusato, abusando dei suoi poteri e della sua figura, di avere costretto un imprenditore a noleggiargli delle automobili a sue spese comprensive anche del carburante. I lavori affidati all’imprenditore riguardano la realizzazione della caserma della guardia di Finanza a Pescara.

L’imprenditore era stato convocato più di una volta dal giudice per le udienze preliminari che riteneva importante la sua deposizione per farsi un’idea globale del caso. Ma questi aveva sempre evitato di presentarsi. Ieri, per quanto si è potuto capire, egli non ha confermato la minaccia da parte di Santariga, presupposto indispensabile per la configurazione della concussione. Le sue risposte non sono state incisive come la Procura immaginava.

L’udienza è stata dunque rinviata al 7 febbraio ma non sarà definitiva visto che la difesa potrebbe chiedere dei termini per studiare la nuova accusa che conoscerà in quella sede.

Comunque l’indagine è stata oggetto in passato di diverse vedute al punto che il Riesame revocò i domiciliari imposti dal giudice Marco Billi. E l’ex legale dell’arrestato parlò persino di «abbaglio giudiziario». L’ultima parola ora è del giudice.

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