Sede ex Carispaq in centro, ora è polemica
I rappresentanti sindacali dei dipendenti Bper: la sede dell’istituto di credito torni nel cuore della città
L’AQUILA. «Verrà riaperta la storica sede della Carispaq? E quale destino attende i dipendenti degli uffici che hanno ancora sede in città?».
I sindacati vogliano chiarezza sulla vendita dell’immobile che fin dal 1859 ha ospitato nel centro storico l’istituto di credito, ora diventato Banca Popolare dell’Emilia Romagna. E invitano le istituzioni locali a prendere una posizione in difesa del territorio. La notizia dell’accordo tra la Bper e la Fondazione Carispaq, che avrebbe il diritto di prelazione sull’acquisto, preoccupa le Rsa di Dir-Credito, Fabi, Fiba-Cisl e Fisac-Cgil. Il timore è che l’attuale proprietà venda l’intero edificio «recidendo l’ultimo legame con la storia della città e della Carispaq» e che poi possa essere ceduta anche la sede di via Pescara, dove attualmente lavorano circa 100 persone. Per quanto riguarda la sede di corso Vittorio Emanuele «si ipotizzano le destinazioni più disparate: museo, uffici pubblici, ristorante, scuola. Non si parla affatto», sottolineano le Rsa, «di mantenere la sua destinazione storica: quindi non sappiamo neanche se c’è l’intenzione di riaprire il prestigioso sportello bancario, una volta completati i lavori di ristrutturazione. Dobbiamo rilevare che Bper, pur continuando a definirsi banca del territorio, sembrerebbe non considerare neanche lontanamente la possibilità di tornare con una propria sede nel centro storico e quindi contribuire alla rinascita e al recupero della città». C’è un precedente: «Avendo già vissuto un’esperienza spiacevole», aggiungono le Rsa, «il nostro timore è che la Bper possa comportarsi come fece in occasione dell’incorporazione della Carispaq, quando istituì la direzione territoriale L’Aquila e l’area di Avezzano solo per stemperare le polemiche, salvo poi sopprimerle nel giro di un anno e mezzo con consistente riduzione degli occupati sul territorio. Gli uffici e le lavorazioni attualmente collocati nel centro direzionale Strinella 88 occupano all’incirca 100 lavoratori e sono ciò che resta dopo la discutibile decisione di spostare a Lanciano la nuova sede della direzione territoriale. Anche la loro presenza temiamo finisca per rivelarsi un’operazione di facciata, posta in essere dopo le grida d’allarme che da più parti si sono levate, con l’intenzione di smantellare tutto, una volta placate le acque, privando così il comprensorio di ulteriori posti di lavoro».
Romana Scopano
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