Sisma, militari senza straordinari

Impiegati per controllare le aree in zona rossa, da 3 anni aspettano i pagamenti

L’AQUILA. Hanno lavorato nell'emergenza sisma controllando gli accessi in zona rossa della città per tre anni di fila, senza ricevere gli straordinari. È la situazione in cui si trovano i militari dell'Esercito che dal post-sisma sono stati impiegati nell'operazione «Aquila» (prima «Strade sicure») giorno e notte. Ma gli straordinari non sono mai stati pagati. A sollevare il problema è un giovane militare che ha scritto una lettera anonima al quotidiano La Repubblica, pubblicata lo scorso 17 luglio: «Io e i miei colleghi abbiamo un disperato bisogno d'aiuto», si legge nella lettera, «lo Stato non ci paga gli straordinari dal dicembre 2010».

Qual è il problema? A pagare dovrebbe essere il commissario per la ricostruzione, «che ha una contabilità diversa da quella dell'Esercito», chiarisce Pietro Piccirilli, tenente colonnello del 33° Reggimento di Artiglieria della caserma Pasquali. Dunque il problema sta, ancora una volta, nella burocrazia. «La prima tranche di pagamenti è stata sbloccata dal commissario», spiega il tenente colonnello, «e riguarda gli straordinari del 2010. Per quelli del 2011, invece, si dovrà aspettare l’autunno». Almeno, così hanno fatto sapere dall’Ufficio di coordinamento per la ricostruzione (Ucr). Intanto i militari continuano il loro lavoro, presidiando le zone del centro storico ancora in zona rossa. «Il nostro compito è rivolto alla salvaguardia del patrimonio culturale, storico e artistico che si trova in aree a rischio crolli, come piazza San Pietro e piazza Santa Maria Paganica», spiega Piccirilli, «ma anche a rischio furti: in tante zone ci sono capitelli, architravi, pietre scolpite da controllare». I militari impiegati per questo tipo di controlli sono attualmente 135 (erano 230 durante l’emergenza) e prendono un'indennità giornaliera di 13 euro, facendo turni di 6 ore al giorno. Un centinaio di militari lavorano, invece, nella rimozione delle macerie.

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