Stop all’autonoma sistemazione per tutti i Comuni del cratere

All’Aquila il contributo è stato bloccato il 31 marzo 2015, ma in altri centri minori è andato avanti Solo nel 2018 l’Usrc ha erogato quasi un milione di euro di cui il 60% assorbito da Bussi e Popoli
L’AQUILA. Mentre per il comune dell'Aquila il Contributo di autonoma sistemazione (Cas) è stato sospeso più di quattro anni fa (31 marzo 2015), nei Comuni del cratere e di fuori cratere, che fanno riferimento all'Ufficio speciale di Fossa (Usrc), diretto oggi da Raffaello Fico, è stato bloccato ufficiosamente solo dal primo gennaio 2019. Ufficiosamente, in quanto ci sono Comuni, tra cui Bussi, che continuano a sollecitare i pagamenti anche perché non c'è ancora una norma che ne stabilisce la fine del Cas.
È ARRIVATOLO STOP. Lo stop dal primo gennaio 2019 è stato dovuto innanzitutto dal fatto che il Cipe non ha erogato più fondi per quella voce specifica, la struttura di missione (che fa da filtro tra governo e strutture territoriali) ha deciso di vederci un po’ più chiaro e stessa cosa ha fatto, appena dopo il suo insediamento avvenuto all'inizio del 2019, il direttore dell'ufficio speciale di Fossa, l'ingegnere Raffaello Fico.
QUASI UN MILIONE. Nel 2018 per l'autonoma sistemazione l'Usrc ha pagato una cifra che si aggira sul milione di euro, di questa somma più del 60 per cento è assorbita dai comuni di Popoli e Bussi (300.000 euro circa a testa).
BARRICATE SINDACI. Lo stop all'erogazione del Cas chiaramente non è stato gradito dai sindaci dei due Comuni, i quali stanno insistendo per avere il contributo (che riguarda decine di famiglie) perché, sostengono, i fruitori dei fondi non hanno ancora la possibilità di tornare, dopo 10 anni, nell'abitazione originaria. A fronte delle proteste l'Ufficio speciale di Fossa di intesa con il Governo ha mandato, circa un mese fa, una lettera ai Comuni che ancora vorrebbero il Cas, con l'invito a motivare le loro richieste chiarendo perché quei fondi sono ancora necessari.
COSA CAMBIA. Fino a tutto il 2018 i soldi venivano concessi in base a una semplice autodichiarazione fatta dal sindaco del Comune interessato. Ora si chiede di motivare nel dettaglio la richiesta per evitare sprechi a carico della fiscalità generale. Si vuole sapere ad esempio, a che punto sono le pratiche di ristrutturazione o ricostruzione presentate dai proprietari che percepiscono l'autonoma sistemazione e, nel caso, come mai a quelle pratiche non sia stata data priorità.
LA STORIA RISALE AL 2009. Il contributo di autonoma sistemazione fu previsto nell'ordinanza del presidente del Consiglio dei ministri (Berlusconi) numero 3754 del 9 aprile 2009 a favore «dei nuclei familiari la cui abitazione principale, abituale e continuativa, fosse stata distrutta in tutto o in parte o sgomberata in esecuzione delle autorità competenti». All'Aquila nella prima fase dell'emergenza hanno usufruito del Cas oltre 13.000 famiglie (30.000 persone circa), con cifre che sono arrivate fino a 600 euro al mese (chi abitava da solo 300 euro).
Al momento dell'interruzione (31 marzo 2015) prendevano il contributo ancora 600 persone.
ANCORA IN ELENCO. Gli elenchi dei beneficiari (84 elenchi in 6 anni) sono ancora disponibili sul sito internet del Comune, sul quale si legge anche che fino al 31 dicembre 2017 erano stati recuperati oltre 2,5 milioni di Cas non dovuto.
Insomma, qualcuno a fare il furbo ci ha provato.
Questo per quanto riguarda la situazione dell'Aquila capoluogo.
I COMUNI “MINORI”. Per i Comuni “minori” (e in particolare in quelli che non possono offrire alloggi alternativi perché non hanno né Map né Progetto Case, evidentemente perché nell'immediato post sisma non ne era stato ravvisato il bisogno), l'autonoma sistemazione è andata avanti.
Oggi arriva lo stop.
CHIUDERE I RUBINETTI. La volontà da parte di Governo, Struttura di missione e Ufficio speciale è di chiudere definitivamente i rubinetti.
Per intanto si cerca di approfondire e vederci più chiaro.
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