Streghe e druidi tra i palazzi puntellati del centro storico
Il popolo della notte si scatena con travestimenti e musica Festa a Collemaggio con sbandieratori e Casematte
L’AQUILA. C’è chi si chiede – dentro e fuori i social network – se valga la pena festeggiare una ricorrenza come Halloween, così lontana dalle radici dell’Europa o almeno da quelle che si ritiene che siano. C’è chi decide di passare la sera del prefestivo a casa, magari davanti a un bel film. Tutti gli altri sono in giro, giovani e meno giovani, mascherati e non, in una notte dove ogni locale trova il modo di appendere zucche e lumini, per trasformare una serata di routine in una «festa esclusiva». Certo che all’Aquila fa un certo effetto veder girare streghette, druidi e zombie. Maschere che si muovono in uno spazio delimitato da transenne e puntellamenti, in un centro storico che non ha certo bisogno di molto per rivelare il suo profilo spettrale. Suona un po’ strano, poi, sentir parlare di morti viventi in una città dove da un po’ di tempo si moltiplicano i convegni sull’esoterismo. La presenza dei giovani serve a ridare un po’ di vita a zone della città inghiottite dai drammi del post-sisma. Come ogni anno, sono gli universitari a fare la differenza, trasformando il corso in una passerella, con maschere e parrucche per tutti i gusti. Quest’anno va di moda anche portare in giro una testa di cavallo, con la bocca grande abbastanza da ospitare un collo di bottiglia.
Spazio anche alle feste di movimenti e associazioni. Chapeau agli sbandieratori, capaci di trasformare il loro spazio all’interno dell’ex complesso psichiatrico di Collemaggio in un set quasi cinematografico, tra gogne medievali, gabbie e dottori pazzi, figuranti ispirati forse dalla vocazione originaria del luogo. Poco più sotto, la festa per i quattro anni di occupazione di Casematte, tra musica, confronti e dibattiti. Un’occasione come un’altra, per i comitati cittadini, di ricordare quanto sia difficile in città trovare spazi di aggregazione. «Quattro anni fa», ha spiegato Alessandro Tettamanti in un intervento raccolto da News-town.it, «abbiamo deciso di occupare questo spazio per cercare un luogo di autogestione nel divenire della ricostruzione. Intuimmo, allora, che in un contesto caratterizzato dalla negazione della socialità avremmo dovuto conquistare uno spazio dove immaginare una ricostruzione non solo materiale ma sociale, capace di parlare di diritti, cultura, reddito e futuro vivendo, però, il presente da protagonisti. Con l’idea che L’Aquila è l’epicentro della crisi e che, quindi, dev’essere capace di guardare e parlare all’Italia e all’Europa».
Fabio Iuliano
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