Striscioni, slogan e rabbia davanti alla scuola sotto sequestro da 10 anni
In strada studenti di ieri e di oggi, commercianti e amministratori Il portavoce dei ragazzi: «Ci hanno trattato come nomadi»
SULMONA. L’anniversario non è di quelli felici. Dieci candeline davanti ai cancelli chiusi del De Nino-Morandi, gli istituti sulmonesi che il 17 ottobre 2014 erano stati sigillati dalla Guardia di finanza, su ordine della Procura dell’Aquila, per presunti lavori sbagliati post-sisma. Inchiesta finita in una bolla di sapone con tutti gli imputati prosciolti per prescrizione. In via Virginia D’Andrea resta ora un monumento al degrado, tra competenze passate da un ufficio all’altro, errori progettuali, richieste di dissequestro inoltrate solo da qualche mese e troppe promesse disattese.
LA PROTESTA
Così il comitato De Nino-Morandi, guidato dall’ex docente, Franco D’Amico, ha dato vita alla manifestazione di protesta che, ieri mattina, ha chiamato a raccolta quasi cento persone tra studenti, ex alunni, docenti, professionisti e commercianti del quartiere. La titolare della pizzeria, che dieci anni fa aveva rilevato la gestione proprio quel 17 ottobre, tira fuori il cartello “Se c’è la scuola vivo anch’io”, a ricordare il colpo inferto all’economia della zona. «Noi vogliamo vedere riaprire il cancello. Devono iniziare i lavori altrimenti non credo più a niente. Siamo stanchi e stufi delle promesse», esordisce D’Amico, confessando che «in alcuni momenti, in questi dieci lunghi anni, mi sono sentito solo. Ma oggi non lo sono. Questo è un segnale importante. Vuol dire che si è risvegliato l’interesse per questa scuola». D’Amico, nei giorni scorsi, ha chiesto l’ennesimo incontro in prefettura, con la speranza di poter avere risposte certe sulla pubblicazione della gara e sull’inizio dei lavori.
GLI STUDENTI
I ragionieri e geometri, sono arrivati alla spicciolata davanti ai cancelli di via Virgilia D’Andrea per celebrare il triste anniversario: nonostante non la abbiano mai vista, quella scuola, per loro, resta casa. «Ci hanno trattato come nomadi. Siamo stati sballottati di sede in sede e non ci siamo sentiti presi in considerazione. Siamo qui per partecipare e rivendicare il nostro diritto alla studio in una sede appropriata», interviene Megan Muca, portavoce degli studenti. Gli studenti, dopo la chiusura di dieci anni fa, erano stati trasferiti nell’Itis di Pratola fino al 26 settembre 2022 quando erano rientrati a Sulmona, nell’attuale sede alternativa di viale Mazzini. Qui hanno riscontrato problematiche con la connessione wifi e l’attività sportiva, solo per citarne alcune. «Questo istituto ha perso molto, visto che l’affluenza è diminuita», aggiunge Federico Valentini, altro studente.
IL RICORDO DEL BLITZ
A ricordare il blitz delle Fiamme gialle è stato Peppino Ranalli, ex sindaco di Sulmona, che quel 17 ottobre si era trovato di fronte ad una situazione complicata da gestire. «Un giorno terribile. Ci siamo opposti in ogni modo contro il provvedimento di chiusura», rimarca Ranalli. Anche Paola Creati, docente dell’Itc, non dimentica l’irruzione. «Dopo dieci anni veniamo a sapere che ci sono degli errori nel progetto. Solitamente nel privato, chi ha sbagliato paga. Alle parole seguano ora i fatti».
GLI IMPEGNI
Dopo la correzione del progetto da 5 milioni di euro, la gara dovrebbe arrivare entro fine anno. «Adotteremo una risoluzione in consiglio per sollecitare ulteriormente la Provincia», conclude il sindaco Gianfranco Di Piero, che ha preso parte alla manifestazione.