«Terremotati e licenziati»: l’urlo dei 234 del call center

14 Maggio 2016

Sit-in al passaggio della corsa rosa, il giallo del debito-record della Globe L’azienda H3G: «Stiamo lavorando per soluzioni a garanzia dei posti»

L’AQUILA. Hanno perlopiù dai 25 i 40 anni, molti di loro si sono sposati o fidanzati dopo aver conosciuto l’anima gemella nel call center “Globe Network”, hanno avuto bimbi o progettavano di averne presto. Altri ancora, si sposeranno nelle prossime settimane e lo faranno con il cuore stretto di preoccupazione per il loro futuro, dato che l’azienda che hanno visto nascere e crescere in sei anni, adesso la vedranno morire se qualcosa non cambierà entro il 30 giugno, il giorno in cui la compagnia telefonica 3 ritirerà «per inadempienze e definitivamente» le commesse al Globe Network. L’azienda è in liquidazione perché c’è un grosso debito a minare quella che doveva essere una solida speranza di lavoro nella città colpita dal sisma. Una storia cominciata nel dicembre 2009, quando l’azienda avviò le attività assumendo via via 234 lavoratori (moltissime donne) che, oggi, rischiano il posto.

PRESA IN...GIRO. Per protestare contro l’ipotesi licenziamento centinaia di lavoratori hanno scelto il tratto di prato rialzato davanti alla caserma Pasquali, e la rotatoria, per farsi ben vedere dai ciclisti e dalle telecamere al seguito del Giro d’Italia, con striscioni e le bandiere sindacali sventolate al vento e sotto la pioggia già dalle 9,30. Obiettivo: mostrare in mondovisione che la Tre, sponsor tra gli altri proprio del Giro d’Italia, li sta lasciando letteralmente «senza pane». «Quattro milioni e mezzo di debito e 234 lavoratori a casa: vergognatevi», dice lo striscione che è quasi un pugno nello stomaco rispetto alla festa del Giro. «Il riferimento è ai debiti che l’azienda ha contratto in questi sei anni per non avere pagato l’Iva», spiega Marilena Scimia della Cgil. È quando il Fisco ha bussato alla porta che sono cominciati i guai per il Globe Network. Nell’incontro con i lavoratori c’erano i sindacati e Confindustria e l’avvocato aziendale Camilla Bovelacci.

LE STORIE. «Siamo marito e moglie e non abbiamo altre fonti di guadagno», dice Nicolino Rantucci dietro agli occhiali da sole mentre la moglie Barbara Mastrantonio gli sta stretta stretta al fianco. Hanno 30 anni entrambi. Niente bambini? «Ci stavamo pensando, ma dopo la notizia arrivata giovedì...». Valentina Del Vecchio, un mutuo sulle spalle e due bimbe piccoline alla luce della sua giovane età, 31 anni, dal 1° luglio sarà «una mamma senza lavoro», dice, «per fortuna mio marito lavora nel Corpo forestale, ma siamo una famiglia di quattro persone e sarà difficile con un solo stipendio». Angela Scimia, 29, e il compagno Emanuele, 35, si sono conosciuti al call center, entrambi perderanno il posto di lavoro. «Adesso come le pagheremo le bollette e l’affitto?».

LA SOLIDARIETÀ. C’è tanta amicizia tra i dipendenti, quello spirito di corpo che cementa le relazioni quando si combatte tutti per lo stesso obiettivo. «Siamo stati tra i primi a essere assunti nel 2010», racconta Francesca Di Girolamo, 31 anni, riferendosi al gruppo dei “pionieri” del call center, «sopportando i vari momenti di crisi». Valeria Silva, un marito che lavora in un’impresa di apparecchi termoidraulici e un figlio di 8 anni, compirà 40 anni proprio quando scadranno le commesse della 3, il 30 giugno, «il licenziamento è un bel regalo di compleanno», dice stingendosi nel k-way.

L’AZIENDA. Intanto l’H3G, in una nota chiarisce di avere «voluto il call center per contribuire alla ripresa economica» e chiarisce che «l’attuale situazione di crisi nasce dalla gestione da parte del fornitore Globe Network, con cui sono venuti a mancare i presupposti per proseguire la collaborazione». Poi uno spiraglio: «H3G sta lavorando per valutare tutte le possibili soluzioni a garanzia e tutela dell’occupazione e delle parti coinvolte».

LA POLITICA. Gianni Melilla (Sel) ha presentato un’interrogazione al ministro del Lavoro; Pierpaolo Pietrucci e Stefano Palumbo (Pd) assicurano di essere «in costante contatto con la Regione per trovare soluzioni». Richiamano, invece, la responsabilità della politica il comitato 3e32 e i consiglieri comunali di “Noi con Salvini”. Messaggi di solidarietà e richieste di chiarimenti sul buco finanziario dell’azienda giungono dalle senatrici Stefania Pezzopane (Pd) ed Enza Blundo (M5S).

Marianna Gianforte

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