Tiberti: «L’università va subito commissariata»
È polemica dopo la richiesta di rinvio a giudizio del rettore sul caso affitti «L’ateneo è parte lesa nella vicenda, di Orio non può restare al suo posto»
L’AQUILA. «Bisogna commissariare l’università». Il professore Sergio Tiberti alza il tiro contro il rettore Ferdinando di Orio, che si trova, secondo quanto sostiene il suo fiero oppositore, in una posizione di «conflitto d’interessi». Tiberti chiede, così, ai magistrati che già indagano sul rettore, di «sospendere di Orio – per il quale è stato chiesto il rinvio a giudizio per abuso d’ufficio – dal suo ruolo accademico. La magistratura deve nominare», aggiunge con fermezza Tiberti, «un commissario ad acta, che possa scegliere al suo posto un avvocato, visto che l’ateneo è parte lesa nello stesso procedimento».
Il conflitto, in sostanza, sorge nel momento in cui il rettore, rappresentante legale dell’ateneo, deve nominare l’avvocato che dovrà andargli contro. L’ateneo è indicato come parte lesa nell’inchiesta della Procura della Repubblica su presunti affitti gonfiati per ricollocare le facoltà in sedi agibili, dopo il terremoto del 2009. Sotto la lente della magistratura sarebbe finito, in particolare, il capannone dell’ex-Optimes, nel nucleo industriale di Pile, affittato per un totale di 3,5 milioni di euro all’università, per ospitare alcune facoltà. «Un commissario ad acta è stato nominato anche nell’ateneo di Messina», aggiunge Tiberti, «per una situazione simile».
Il professore coglie l’occasione per togliersi più di un sassolino dalle scarpe, a partire dalla questione del bando per la scelta del nuovo direttore generale dell’università. Una figura prevista dalla riforma Gelmini, per la quale «già sono arrivati 45 curriculum, ma il bando a me pare abbia delle “stranezze”», chiarisce il professore, perché «non stabilisce all’inizio i titoli». «Noi saremo contro tutti quelli che intendono colpire un’istituzione importante come l’università dell’Aquila», tuona Tiberti, «e vogliamo che il nostro ateneo torni a essere considerato bene come prima sul mercato didattico e scientifico». Il docente universitario critica anche «la tendenza del rettore ad accentrare le nomine». «Di Orio ha nominato a sua immagine e somiglianza già il consiglio d’amministrazione e il Nucleo di Valutazione. Adesso nominerà a sua somiglianza anche il direttore generale». Tema sul quale interviene anche un altro docente universitario, Marco Valenti, che sottolinea come «un rettore in uscita, di Orio appunto, giunto al suo secondo anno di proroga sempre in base alla riforma Gelmini, sceglierà il direttore generale, ipotecando per i tre anni di lavoro il suo successore».
Critiche non sono mancate, infine, alla mancata realizzazione del Centro di ricerca dell’Eni a Casale Calore. Sulla questione è intervenuto il consigliere Enrico Verini (Futuro e libertà per l’Italia).
«Per la realizzazione del centro io indicai un terreno adiacente a quello contestato», ricostruisce, «ma non fui ascoltato. Evidentemente», chiosa, «era più importante ottenere la destinazione d’uso che un centro di ricerca di rilevanza internazionale».
Marianna Gianforte
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