L'AQUILA

Trasfusione infetta dopo il parto, Ministero deve risarcire 1 milione

Sentenza in appello dopo i fatti avvenuti 58 anni fa ad Avezzano, riconosciuti i danni ai parenti della vittima che morì dopo il lungo calvario

L'AQUILA. Una trasfusione sbagliata dopo un parto prematuro costò alla vittima una serie di patologie degenerative che ne causarono il decesso. A distanza di 58 anni la Corte d’appello dell’Aquila ha riconosciuto ai familiari della donna un risarcimento per 1 milione di euro. Riconsociuto il danno biologico al contrario di quanto aveva invece rigettato il tribunale di Avezzano in primo grado.

L’errore medico l’11 gennaio del 1966, nell’ospedale di Avezzano, quando G.P. fu sottoposta a emotrasfusione per compensare l’eccessiva perdita di sangue durante il parto, dalla quale contrasse un’epatopatia cronica Hcv correlata, vale a dire un’infiammazione del fegato protratta nel tempo, evoluta negli anni in cirrosi epatica e in insufficienza epatica terminale, che determinarono l’aggravamento delle condizioni di salute della donna e la successiva morte nel gennaio del 2009.

I due eredi hanno fatto causa al ministero della Salute per omessa vigilanza rispetto alla pratica terapeutica trasfusionale. (a.p.)

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