Trenta scosse accolgono i Grandi
Faglie «sorvegliate speciali» nella sala Ingv: cento esperti sono al lavoro.
L’AQUILA. Il brontolio della terra continua anche sotto i piedi dei Grandi. Una trentina le scosse registrate dai sensori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia - con magnitudo variabili da 1 a 2.8 - durante la prima giornata del vertice. La scossa con epicentro più vicino alla scuola-fortezza della Finanza è avvenuta alle 18,05 e ha avuto una magnitudo 2.0. Ma in pochissimi l’hanno avvertita. Gli altri movimenti tellurici hanno interessato le faglie dei monti Reatini (alle 3,35 la scossa più forte con intensità 2.8), della Valle dell’Aterno e del Gran Sasso. Con l’inizio del vertice l’Istituto nazionale di geofisica non ha potenziato i rilevatori sul territorio - dopo il terremoto del 6 aprile ne sono stati piazzati novanta in più in un raggio di trenta chilometri - ma ha deciso di fare previsioni probabilistiche giornaliere dei terremoti.
Anche in un’area di dieci chilometri quadrati attorno alla caserma di Coppito. Lavori e studi che confermano quanto il terremoto sia un «sorvegliato speciale» nei giorni del G8. Nella sala allestita all’interno del centro lavora un centinaio di ricercatori su tre turni, oltre a un dirigente presente anche di notte. Su un grande monitor vengono segnalate tutte le scosse dal 6 aprile: oltre 32mila puntini di differenti colori distribuiti da Rocca di Mezzo ad Amatrice, passando per la Valle dell’Aterno e L’Aquila. «La situazione è sostanzialmente invariata», ha sottolineato Warner Marzocchi, responsabile dell’attività di ricerca relativa alle previsioni probabilistiche dell’Ingv, «gli aggiornamenti giornalieri sono previsti fino a venerdì, dopodiché si valuterà se proseguire con le previsioni quotidiane o passare alle previsioni settimanali.
Previsioni quotidiane si sono fatte, per esempio, nel periodo immediatamente successivo al terremoto del 6 aprile e sono riprese recentemente, dopo la scossa di magnitudo 4.5 del 22 giugno. Nel raggio di dieci chilometri attorno alla caserma di Coppito le probabilità di una scossa di magnitudo 4 sono comprese fra il 10 e l’11%. E quelle di un terremoto più intenso, di magnitudo 5, sono dell’1%». Percentuali che non dovrebbero allarmare neanche le delegazioni presenti al vertice mondiale. Su tutte quella degli Stati Uniti. Proprio ieri Robert Gibbs portavoce della Casa Bianca ha rilasciato dichiarazioni in tal senso.
«Non abbiamo sentito alcuna preoccupazione espressa dal nostro servizio segreto», sottolinea Gibbs, «ovviamente non faremo all’Aquila niente che possa esporre al pericolo qualcuno della delegazione. Inoltre, sono stati elaborati numerosi piani di emergenza per fronteggiare una eventualità del genere. Ma non sono a conoscenza di particolari preoccupazioni in materia». Dovrebbe lasciare tranquilli, per ora, anche lo studio dell’Ingv, curato da Marco Anzidei, che è in via di pubblicazione sulla rivista scientifica internazionale «Geophysical research letters». Studio che dimostrebbe che nella zona dell’Aquila si verifa una forte scossa ogni cento anni.
Anche in un’area di dieci chilometri quadrati attorno alla caserma di Coppito. Lavori e studi che confermano quanto il terremoto sia un «sorvegliato speciale» nei giorni del G8. Nella sala allestita all’interno del centro lavora un centinaio di ricercatori su tre turni, oltre a un dirigente presente anche di notte. Su un grande monitor vengono segnalate tutte le scosse dal 6 aprile: oltre 32mila puntini di differenti colori distribuiti da Rocca di Mezzo ad Amatrice, passando per la Valle dell’Aterno e L’Aquila. «La situazione è sostanzialmente invariata», ha sottolineato Warner Marzocchi, responsabile dell’attività di ricerca relativa alle previsioni probabilistiche dell’Ingv, «gli aggiornamenti giornalieri sono previsti fino a venerdì, dopodiché si valuterà se proseguire con le previsioni quotidiane o passare alle previsioni settimanali.
Previsioni quotidiane si sono fatte, per esempio, nel periodo immediatamente successivo al terremoto del 6 aprile e sono riprese recentemente, dopo la scossa di magnitudo 4.5 del 22 giugno. Nel raggio di dieci chilometri attorno alla caserma di Coppito le probabilità di una scossa di magnitudo 4 sono comprese fra il 10 e l’11%. E quelle di un terremoto più intenso, di magnitudo 5, sono dell’1%». Percentuali che non dovrebbero allarmare neanche le delegazioni presenti al vertice mondiale. Su tutte quella degli Stati Uniti. Proprio ieri Robert Gibbs portavoce della Casa Bianca ha rilasciato dichiarazioni in tal senso.
«Non abbiamo sentito alcuna preoccupazione espressa dal nostro servizio segreto», sottolinea Gibbs, «ovviamente non faremo all’Aquila niente che possa esporre al pericolo qualcuno della delegazione. Inoltre, sono stati elaborati numerosi piani di emergenza per fronteggiare una eventualità del genere. Ma non sono a conoscenza di particolari preoccupazioni in materia». Dovrebbe lasciare tranquilli, per ora, anche lo studio dell’Ingv, curato da Marco Anzidei, che è in via di pubblicazione sulla rivista scientifica internazionale «Geophysical research letters». Studio che dimostrebbe che nella zona dell’Aquila si verifa una forte scossa ogni cento anni.