Tutti i guai dei dirigenti dell’Aquila calcio
Dall’ex arbitro De Santis a Mancini passando per l’ex presidente Gizzi: chi tocca il pallone si brucia?
L’AQUILA. In principio fu Massimo De Santis, l’ex arbitro internazionale condannato in via definitiva dalla Cassazione (pena sospesa) per la vicenda Calciopoli.
Poi fu la volta dell’ex responsabile dell’area tecnica Ercole Di Nicola, finito nella bufera nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Catanzaro sul calcio sporco. Di Nicola si tira fuori da ogni accusa, ma il suo ex sodalizio, ovvero L’Aquila calcio, rischia una forte penalizzazione per i fatti a lui attribuiti. Inoltre, a suo carico pende un processo davanti al tribunale di Teramo per le modalità di tesseramento di un giovane calciatore straniero.
E in ultimo si affaccia alla ribalta delle cronache anche il nome di Gianfranco Marrocchi, il quale fu presentato nello scorso mese di febbraio nel corso di una conferenza stampa nella sede sociale quale nuovo responsabile del settore marketing. In quell’occasione fu definito come un personaggio di grande esperienza nel campo dello spettacolo ma alla prima avventura nel mondo dello sport. Marrocchi, in particolare, è accusato insieme ad altre persone di tentata estorsione alla senatrice Stefania Pezzopane e all’ex presidente della giunta regionale Gianni Chiodi.
Per dirigenti, ex dirigenti e affini dell’Aquila calcio, insomma, non sembra essere un grande momento. Anche perché ci sono anche altri ex dirigenti indagati in altre vicende giudiziarie.
Si tratta di Nicola Santoro, aquilano di 32 anni, il quale è tra gli indagati nell’ambito dell’inchiesta “Redde rationem” su presunte mazzette nell’ambito dei puntellamenti. Santoro, comunque, è tra coloro che hanno le contestazioni meno pesanti tra i 17 sospettati.
Un altro imprenditore che sta passando guai giudiziari è l’ex presidente rossoblù Elio Gizzi: il 21 dicembre prossimo si dovrà presentare davanti al giudice per le udienze preliminari insieme ad altre dieci persone in quanto accusati di contiguità ad alcuni personaggi vicini al clan dei Casalesi per accaparrarsi appalti nella ricostruzione. Tutti, Gizzi compreso, negano le accuse, ma il rischio di un rinvio a giudizio è verosimile.
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