CELANO
Uccisa a 29 anni dalla polmonite, lascia due bimbi piccoli
Pronto un esposto con richiesta di risarcimento danni per 1,5milioni alla Asl di Avezzano. La donna lavorava in un'azienda agricola del Fucino
CELANO. Uccisa da una polmonite all’età di 29 anni, dopo essere stata dimessa, poche ore prima, dall’ospedale. «Un quadro clinico che non consentiva l’uscita» sostiene l’avvocato Berardino Terra che ieri ha presentato una richiesta di risarcimento danni all’Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila per quasi un milione e mezzo di euro. Perché la tragica fine di Zahra Fatima Mesnaoui, arrivata dal Marocco una decina di anni fa e residente a Celano, presenta punti oscuri. Ne è convinto soprattutto il marito Mhammed Lemhani, che come la moglie lavorava in un’azienda agricola del Fucino. La donna era mamma di due bambini di 7 e 3 anni.
Una tragedia che ha sconvolto Celano, dove Zahra Fatima s’era integrata e si faceva ben volere per il suo carattere mite. La famiglia vive in una casa in via Stazione. L’avvocato Terra ha preannunciato che verrà presentato anche un esposto in Procura per chiedere tutti i necessari accertamenti affinché venga fatta luce su quanto accaduto. Mentre la salma oggi verrà rimpatriata in Marocco.
La donna era stata ricoverata lo scorso 30 gennaio all’ospedale di Avezzano per una polmonite a focolai multipli. Il 10 febbraio le dimissioni. Secondo i familiari, però, l’uscita dall’ospedale è avvenuta «senza ulteriore accertamento di controllo» e comunque «senza cure adeguate, pur presentando ancora una grave polmonite ed infezione delle vie aeree». Il 10 febbraio, lo stesso giorno delle dimissioni, la donna è morta. Tornata a casa intorno all’ora di pranzo, si è sentita male verso le 16 ed è stata accompagnata nuovamente in ospedale da un’ambulanza del 118. Ma i soccorsi si sono rivelati vani. Nel documento che l’ospedale ha inviato al medico curante della giovane madre è stato evidenziato che «le condizioni generali sono notevolmente migliorate con la somministrazione di terapia antibiotica e terapia steroidea».
Andrà dunque accertato se vi sono state delle negligenze e se, quindi, la tragedia poteva essere evitata.
È la seconda morte sospetta all’ospedale di Avezzano in poco più di un mese. Il 7 gennaio è deceduta Erica Nazzicone, pasticcera 26enne di Trasacco, stroncata da una tromboembolia polmonare, come accertato dall’autopsia eseguita dal consulente tecnico Fabio De Giorgio del Policlinico Gemelli di Roma. In questo caso la Procura ha già aperto l’inchiesta e la titolare del fascicolo per omicidio colposo, al momento contro ignoti, è il pm Lara Seccacini. La giovane si era rivolta al pronto soccorso nel giorno dell’Epifania, per un forte dolore alla schiena. Per circa sei ore era rimasta in osservazione breve e dimessa dopo essere stata sottoposta a un elettrocardiogramma e alla misurazione della pressione. All’alba del giorno seguente la situazione era precipitata. La famiglia, allarmata, aveva deciso di richiedere l’intervento dell’ambulanza del 118. Quindi la nuova corsa in ospedale, fino al dramma. Per l’avvocato Leonardo Casciere, che assiste padre, madre e sorelle della vittima, in ospedale ci sono state negligenze.
Da anni, ciclicamente, l’ospedale torna al centro di polemiche. Anche politiche. Spesso la mole di lavoro in un territorio tanto vasto si scontra con le carenze di personale.
©RIPRODUZIONE RISERVATA