Superbonus, truffa da 2 milioni: sette arresti, uno nel Teramano

Un 66enne di Martinsicuro coinvolto con altri sei in una maxi indagine della Procura di Macerata L’accusa: fatture per operazioni inesistenti, i soldi riciclati comprando appartamenti e diamanti
TERAMO. I procedimenti giudiziari a raccontare l’immagine di un Paese in cui tutto è sempre possibile fino a quando non scatta l’inchiesta a definire l’illecito. L’ultima frontiera è quella dei furbetti del Superbonus con indagini sempre più frequenti a fare la cronaca di presunte frodi la maggior parte delle quali consiste nella creazione e nell’utilizzo di crediti d’imposta inesistenti spettanti per opere edili mai eseguite o non ultimate. L’ultima maxi inchiesta che tocca il Teramano arriva dalla Procura di Macerata (diretta dal procuratore Giovanni Fabrizio Narbone) con 7 arresti nell’ambito di una presunta maxi truffa da oltre due milioni per il Superbonus: tra i destinatari delle misure cautelari c’è un tecnico 66enne di Martinsicuro. I reati per cui si procede vanno dal trasferimento fraudolento dei valori al riciclaggio. A tutti, inoltre, l’autorità giudiziaria contesta l’associazione a delinquere. Agli arresti sono finiti un 31enne imprenditore di Tolentino, ritenuto a capo dell’organizzazione, e il professionista di Martinsicuro. Ai domiciliari anche la madre, la moglie e la sorella dell’ imprenditore, tutte residenti a Tolentino, e due professionisti, anch'essi residenti a Tolentino, uno dei quali risultava, secondo gli investigatori, già radiato dal proprio albo professionale. Le indagini, portate avanti dalla guardia di finanza e dai carabinieri di Macerata, e basate anche sull'utilizzo di intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno fatto emergere, secondo l'accusa, «un grave quadro indiziario in cui l'organizzazione, avvalendosi di proprie società operanti nell'ambito dell'edilizia, nonché di esperti professionisti, ha certificato lavori di ristrutturazione, eccedenti il reale valore di quelli effettivamente eseguiti, generalmente aventi ad oggetto il miglioramento energetico e l'adeguamento antisismico, onde accedere ai benefici statali dei cosiddetti Ecobonus e Sismabonus, rientranti nell'agevolazione del Superbonus 110%, in cui i valori degli appalti e i computi metrici venivano gonfiati ad hoc» Sempre secondo l’accusa «le fatture, conseguentemente emesse nei confronti dei committenti dei lavori, sulla base degli accertamenti risultati spesso ignari, venivano inserite nel portale dell'Agenzia delle Entrate, con i visti di conformità apposti indebitamente da un professionista abilitato, in modo da poter poi cedere i crediti ed ottenerne la monetizzazione». Allo stato delle indagini, che non sono ancora chiuse, è stata rilevata una monetizzazione di crediti per oltre 2,6 milioni di euro. Investigatori e inquirenti ritengono di aver accertato che parte dei proventi dell'attività illecita sarebbero stati poi riciclati o autoriciclati in acquisti di appartamenti e beni di valore tra cui diamanti e orologi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA