CORONAVIRUS
Abruzzo, 48 ore decisive per poter riaprire prima
La Regione si gioca la partita più importante per far ripartire subito centinaia di negozi. I passaggi chiave: i dati di oggi dell’epidemia e domani il confronto Marsilio-Speranza
PESCARA. Le prossime 48 ore saranno decisive per conoscere il destino dell’Abruzzo, e delle migliaia di attività sospese, da qui alla fine dell’anno: oggi i nuovi dati della seconda ondata che ha investito la nostra regione arriveranno sui tavoli del Comitato tecnico scientifico e della Cabina di regia ministeriale (da qualche giorno si assiste a miglioramenti, evidenziati anche dall’infettivologo Giustino Parruti) e domani il presidente della Regione, Marco Marsilio, avrà un colloquio (l’ennesimo delle ultime ore) con il ministro della Salute, Roberto Speranza. Incontro volto a ottenere una deroga per accelerare il ritorno dell’Abruzzo – una delle cinque regioni italiane rimaste in zona rossa – in fascia arancione.
GLI SCENARI. Lo spiraglio l’ha aperto Claudio D’Amario, direttore del Dipartimento sanità della Regione Abruzzo, nell’intervista rilasciata domenica al Centro. Secondo l’esperto «l’Abruzzo ha già indicatori buoni che potrebbero farci aspirare alla zona arancione». Con un però, ovvero il regolamento di attribuzione di fascia. Prima di tornare indietro (nel nostro caso da rosso ad arancione), bisogna stare due settimane nella stessa fascia, per stabilizzare i dati. Il miglioramento dell’Abruzzo è stato certificato solo venerdì scorso dalla Cabina di regia. Tecnicamente l’Abruzzo dovrebbe stare in zona rossa almeno fino a giovedì 10 dicembre. Ma se si tiene conto dell’anticipazione di zona rossa voluta proprio dalla Regione (l’ordinanza di Marsilio scadrà giovedì 3) e del progressivo riallineamento dei dati del contagio, l’attribuzione della fascia inferiore potrebbe arrivare con anticipo. A questo punta Marsilio. Entrare in fascia arancione già giovedì prossimo (3 dicembre) e possibilmente in fascia gialla prima di Natale (18 dicembre). Come dichiarato di recente dallo stesso governatore: «La circolazione del virus sta rallentando, l’augurio è di cambiare colore a breve: in base ai dati potremmo farlo già oggi, ma lavoriamo per poterlo fare il 3 dicembre. Stiamo lavorando per rientrare in area gialla per il Natale, periodo che salva l’economia e le relazioni sociali».
LE RIAPERTURE. Il bersaglio è proprio questo: salvare l’economia almeno nel periodo degli acquisti per le festività. Il ritorno in zona arancione già dal 3 dicembre consentirebbe la riapertura di tutte le attività commerciali al dettaglio, in particolare quelle di abbigliamento, calzature e gioielli. A tal proposito si potrebbe seguire l’esempio del Piemonte che per scongiurare assembramenti ha previsto le chiusure dei negozi dalle 22. Riaprirebbero anche le attività nei centri commerciali, a eccezione dei giorni festivi e prefestivi, per esempio Immacolata, sabato e domenica, quando a funzionare regolarmente saranno solamente negozi alimentari, farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, edicole e tabaccai collocati al loro interno. Tornerebbero in attività i mercati all’aperto, a eccezione dei giorni festivi e prefestivi. Con l’eventuale zona gialla dal 18 dicembre e il prolungamento delle regole dell’attuale Dpcm, invece, tornerebbero a lavorare parzialmente anche le attività dei servizi di ristorazione (bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) con un’apertura dalle 5 alle ore 18; consumo al tavolo per massimo 4 persone, salvo un numero maggiore in presenza di tutti conviventi. Dopo le 18 sarebbe vietato il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici o aperti al pubblico. Come avviene attualmente anche in zona rossa, invece, la consegna a domicilio è sempre consentita sempre, nel rispetto delle norme igienico sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto, così come resterebbe consentito l’asporto fino alle 22, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. La ristorazione avverrebbe senza limiti di orario negli alberghi e nelle strutture ricettive, per i soli clienti alloggiati. Difficile pensare a soluzioni più elastiche: alcuni governatori regionali spingono per le aperture dei ristoranti anche di sera a Natale e Santo Stefano e magari negli altri giorni clou. Ma il ministro Speranza resta fermo sulla linea del rigore. L’eccezione potrebbe farla con l’Abruzzo solo per quanto riguarda il ritorno in fascia arancione. Non un liberi tutti, s’intende. Lo sapremo entro 48 ore.
GLI SCENARI. Lo spiraglio l’ha aperto Claudio D’Amario, direttore del Dipartimento sanità della Regione Abruzzo, nell’intervista rilasciata domenica al Centro. Secondo l’esperto «l’Abruzzo ha già indicatori buoni che potrebbero farci aspirare alla zona arancione». Con un però, ovvero il regolamento di attribuzione di fascia. Prima di tornare indietro (nel nostro caso da rosso ad arancione), bisogna stare due settimane nella stessa fascia, per stabilizzare i dati. Il miglioramento dell’Abruzzo è stato certificato solo venerdì scorso dalla Cabina di regia. Tecnicamente l’Abruzzo dovrebbe stare in zona rossa almeno fino a giovedì 10 dicembre. Ma se si tiene conto dell’anticipazione di zona rossa voluta proprio dalla Regione (l’ordinanza di Marsilio scadrà giovedì 3) e del progressivo riallineamento dei dati del contagio, l’attribuzione della fascia inferiore potrebbe arrivare con anticipo. A questo punta Marsilio. Entrare in fascia arancione già giovedì prossimo (3 dicembre) e possibilmente in fascia gialla prima di Natale (18 dicembre). Come dichiarato di recente dallo stesso governatore: «La circolazione del virus sta rallentando, l’augurio è di cambiare colore a breve: in base ai dati potremmo farlo già oggi, ma lavoriamo per poterlo fare il 3 dicembre. Stiamo lavorando per rientrare in area gialla per il Natale, periodo che salva l’economia e le relazioni sociali».
LE RIAPERTURE. Il bersaglio è proprio questo: salvare l’economia almeno nel periodo degli acquisti per le festività. Il ritorno in zona arancione già dal 3 dicembre consentirebbe la riapertura di tutte le attività commerciali al dettaglio, in particolare quelle di abbigliamento, calzature e gioielli. A tal proposito si potrebbe seguire l’esempio del Piemonte che per scongiurare assembramenti ha previsto le chiusure dei negozi dalle 22. Riaprirebbero anche le attività nei centri commerciali, a eccezione dei giorni festivi e prefestivi, per esempio Immacolata, sabato e domenica, quando a funzionare regolarmente saranno solamente negozi alimentari, farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, edicole e tabaccai collocati al loro interno. Tornerebbero in attività i mercati all’aperto, a eccezione dei giorni festivi e prefestivi. Con l’eventuale zona gialla dal 18 dicembre e il prolungamento delle regole dell’attuale Dpcm, invece, tornerebbero a lavorare parzialmente anche le attività dei servizi di ristorazione (bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) con un’apertura dalle 5 alle ore 18; consumo al tavolo per massimo 4 persone, salvo un numero maggiore in presenza di tutti conviventi. Dopo le 18 sarebbe vietato il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici o aperti al pubblico. Come avviene attualmente anche in zona rossa, invece, la consegna a domicilio è sempre consentita sempre, nel rispetto delle norme igienico sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto, così come resterebbe consentito l’asporto fino alle 22, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. La ristorazione avverrebbe senza limiti di orario negli alberghi e nelle strutture ricettive, per i soli clienti alloggiati. Difficile pensare a soluzioni più elastiche: alcuni governatori regionali spingono per le aperture dei ristoranti anche di sera a Natale e Santo Stefano e magari negli altri giorni clou. Ma il ministro Speranza resta fermo sulla linea del rigore. L’eccezione potrebbe farla con l’Abruzzo solo per quanto riguarda il ritorno in fascia arancione. Non un liberi tutti, s’intende. Lo sapremo entro 48 ore.