Accoltellata in pizzeria Il marito davanti al gip: «È stato un incidente»

23 Novembre 2024

Il 57enne di Civitaquana dà la sua versione al giudice e resta in carcere La moglie: «Gli ho tolto coltello e forbici, ma alla fine mi ha colpito»

PESCARA. Resta in carcere il titolare di una pizzeria di Montesilvano, G.F. 57 anni, originario di Civitaquana, dove mercoledì scorso si è consumato un tentativo di omicidio da parte dell'uomo nei confronti della moglie di origine romena di 47 anni, colpita con una coltellata alladdome. Lo ha deciso il gip Mariacarla Sacco che ieri ha sottoposto l'indagato all'interrogatorio di garanzia alla presenza del pm Gennaro Varone.
La ricostruzione del pizzaiolo di quanto accaduto e anche le motivazioni che sarebbero state poste alla base del litigio, non sono state ritenute credibili dal giudice, anche perché, stando al racconto della vittima, le cose sarebbero andate in maniera completamente diversa. L’indagato ha cercato di giustificarsi affermando davanti al giudice che il tutto sarebbe nato dalle continue discussioni sul comportamento della figlia più grande di venti anni (la coppia ha anche una bambina di nove anni). Ma soprattutto non è stato ritenuto credibile che l'uomo abbia colpito accidentalmente la compagna che gli teneva bloccato il polso per non essere colpita.
«Quando mi ha lasciato il polso, io sono andato avanti con la mano, ma non era intenzionale», questa in sintesi la giustificazione. Ma il racconto della donna è completamente diverso.
A parte che la vittima ha riferito che quel rapporto, che andava avanti da oltre 21 anni, è stato segnato da «maltrattamenti fisici e verbali. Mi dava pugni, cazzotti, calci e schiaffi quando si innervosiva». E quel giorno avrebbe reagito alla stessa maniera, mentre i due erano intenti a preparare la pasta per le pizze del nuovo locale che aveva aperto da pochi giorni a Montesilvano.
«Stavamo lavorando quando si è innervosito e ha detto che se ne sarebbe andato a Civitaquana e che io mi dovevo arrangiare da sola. Qualche minuto dopo è rientrato nel locale, ha chiuso la porta a chiave, ha preso un coltello ed è venuto verso di me. Il primo coltello riuscivo a toglierlo dalle sue mani ed è per questo che mi sono tagliata, poi ha preso un paio di forbici e riuscivo a prendere anche quelle. Subito dopo ha preso un altro coltello che non ho fatto in tempo a toglierlo e mi ha colpito alla pancia. Dopo si è reso conto di quello che aveva fatto e mi voleva portare in ospedale».
E mentre lui andava a prendere la macchina, la donna riusciva a scappare e a rifugiarsi nel vicino comando della polizia municipale. Ma prima di utilizzare i coltelli che aveva sul tavolo da lavoro, il pizzaiolo, per aggredire la compagna, aveva utilizzato le mani: voleva strangolarla, almeno a detta dei carabinieri, e stando al capo di imputazione.
E quei segni evidenti sul collo (visibili ai carabinieri prontamente intervenuti ed evidenziati anche al pronto soccorso), l'indagato non sarebbe stato in grado di giustificarli: «Le ho dato solo una manata, altro non ricordo».
E chiudendo l’interrogatorio, il pizzaiolo avrebbe detto al giudice che «nulla è stato fatto intenzionalmente».
Il suo difensore, l'avvocato Renzo Latorre, ha chiesto di sostituire la detenzione in carcere con i domiciliari a Civitaquana, ma il giudice ha accolto la richiesta del pm Gennaro Varone che aveva chiesto la custodia in carcere. Il pizzaiolo di Civitaquana deve rispondere di tentato omicidio, aggravato dalla convivenza, e maltrattamenti in famiglia.
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