«Affitto impossibile» Costantini dice addio allo storico locale

La libreria di corso Vittorio dove si riunivano gli antifascisti si sposta all’angolo con via Trieste: ripartiamo dai libri usati

PESCARA. «Tanti clienti adesso mi dicono che senza l’insegna di Costantini non si orientano più lungo corso Vittorio Emanuele, ma l’ho tolta perché di pagare altre 800 euro proprio non era il caso. Tanto, pochi giorni ancora e me ne vado». Domenico Costantini, come il nonno che quasi cento anni fa fondò la storica libreria di corso Vittorio, è in via di smobilitazione. «Non chiudo, mi sposto», dice il libraio che ai primi di marzo, poche decine di metri più a nord, aprirà il locale a due piani all’angolo con via Trieste, dove stava il bar Pantheon. «L’affitto dell’attuale locale da 850 metri quadrati era già altissimo, ben oltre i diecimila euro divisi per i sette proprietari dell’intero locale, ma con la nuova richiesta di aumento è diventato insostenibile. E allora, piuttosto che chiudere, ho deciso di ridimensionare tutto, approfittando del locale di proprietà che ho e che, senza pagare più l’affitto, mi consente di abbattere il 70 per cento delle spese e di continuare a mantenere i miei nove dipendenti. Perché in mezzo a questa crisi, con il fatturato calato del 40 per cento e il Comune che nel frattempo mi ha dato un’ulteriore mazzata ritardando il saldo dei libri per le famiglie indigenti, circa 250mila euro che nel 2010 mi hanno fatto decidere di lasciare i libri per la scuola, in tutto questo, mi posso vantare di non aver mai licenziato nessuno dei 25 dipendenti che ho avuto».

È proiettato al futuro ma non smette di parlare al passato Costantini, per anni punto di riferimento dell’intera provincia per i libri e i corredi scolastici, ma anche per tutto quello che riguarda oggetti di lusso, pelletteria e ceramiche pregiate. Parla al passato mentre mostra la lettera che Gabriele D’Annunzio inviò al nonno Domenico nel 1923 e, ancora, il libro «Oltre i sambuchi» che 79 anni dopo, nel 2002 Antonino Sguerrini di Grottammare pubblicò per raccontare le vicende belliche di Pescara e dell’alto Abruzzo intorno al 1943, rivelando un ruolo inedito della libreria Costantini: «Ho scoperto non solo che in libreria si incontravano gli intellettuali antifascisti, come l’italo americano Renato De Berardinis, vigilato speciale e medaglia d’oro alla memoria, ma anche che mio nonno Domenico in più di un’occasione con il suo furgone carico di libri salvò diversi ebrei nei suoi viaggi da Roma verso Pescara». Aneddoti che aggiungono storia alla storia nella libreria dove, invece, uno dopo l’altro vengono murati i singoli locali che nel tempo hanno ospitato le varie sezioni della libreria. «Sono locali che appartenevano a mio nonno e ai suoi tre fratelli, tutti originari di Silvi. Li tirarono su quando la prima libreria, quella che stava poco dopo la palazzina Benetton, venne distrutta dai bombardamenti. Mia nonna, che era una Alessandrini, imparentata con i Cascella, figlia dei costruttori che hanno realizzato l’Esplanade e l’edificio dell’ex cinema San Marco, aveva questo pezzetto di terra e qui costruirono l’attuale edificio. Mio nonno viveva di cultura, amico di D’Annunzio e di Michetti, prese la libreria ma continuò a pagare l’affitto ai fratelli. Ma con il tempo, e tre generazioni che si sono susseguite, i proprietari si sono moltiplicati, ognuno ha finito con il guardare al proprio e alla fine è andata così. Che io chiudo, ma non mollo. Ricomincio con i libri usati, con la cancelleria a prezzi accessibili. Vado incontro al cliente salassato sperando, un domani, di poterci riallargare».

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