Amadio fa i nomi: «I veri colpevoli sono altri»
Crac Faber, il costruttore si difende: «Centro commerciale, operazione regolare»
PESCARA. Un terreno destinato a ospitare un centro commerciale a Manfredonia (Foggia) e venduto a un prezzo equo o gonfiato. Come dire, una forbice di 17 milioni di euro. Davanti al gip di Pescara Guido Campli, l’ex patron della Scavolini Pesaro e del Roseto Basket Enzo Amadio parla per due ore e tenta di smontare l’accusa di bancarotta fraudolenta che tre giorni fa gli è costata il carcere per il crac da 74 milioni di euro della Faber, nel quale sono confluiti i 24 milioni finanziati dalle banche per il centro commerciale. Soprattutto, Amadio lancia accuse e tira in ballo altre persone.
Obbligando così la procura ad avviare ora un delicato lavoro di verifica e confronto con le prove raccolte, che hanno portato agli arresti domiciliari altri quattro imprenditori.
Il 52enne costruttore pescarese, amministratore delegato di Faber Spa e legato anche alla Iniziative produttive (srl interamente partecipata dalla Faber), ha spiegato che i lavori per il centro commerciale non sono mai cominciati solo per motivi tecnici.
Assistito dall’avvocato Elio Di Filippo, Amadio ha ricostruito i fatti attribuendo responsabilità ad altre persone e smentendo quanto affermato al curatore fallimentare della Faber da uno degli altri arrestati, Beniamino Franchi, 65 anni, di Tossicìa ma residente a Pescara, presidente del cda di Faber e di Iniziative Produttive.
Franchi dichiarò che quest’ultima società aveva acquistato il terreno a Manfredonia per 21 milioni, ma che il prezzo di vendita era nettamente superiore al valore di mercato, determinabile in quasi 4 milioni. Nel corso dell’operazione di compravendita, secondo Franchi, sarebbe maturato questo accordo tra Amadio e il venditore.
Amadio, però, ieri ha replicato sostenendo che Franchi non ha mai partecipato alla trattativa e che i 21 milioni di euro pagati per l’acquisto corrispondevano al reale valore.
«Basta verificare la valutazione tecnica della banca», la Unicredit, capofila di un pool di banche, che mai secondo la difesa di Amadio avrebbero erogato un finanziamento di 24 milioni (sui 48 totali, comprensivi della valutazione del centro commerciale, della fideiussione garantita dalla Faber) se il valore del terreno non fosse stato quello effettivo.
Quattro milioni sarebbero serviti solo per eliminare le ipoteche. Secondo l’imprenditore pescarese, per il quale il difensore ha già chiesto la revoca della scarcerazione, l’operazione era limpida, tanto è vero che lo stesso Amadio era stato già contattato da altri imprenditori interessati ad acquistare il centro commerciale per 57 milioni.
Secondo la procura, invece, tutti sapevano che il centro commerciale non sarebbe mai stato realizzato e che il valore del terreno era gonfiato, come confermato da un’intercettazione telefonica di un’altra inchiesta. I 24 milioni incamerati dalla Iniziative Produttive per la realizzazione del centro “Le Masserie” si sarebbero volatilizzati attraverso passaggi a società fantasma con sede anche all’estero.
Lunedì, verranno interrogati i quattro imprenditori ai domiciliari: Franchi, Alberto Angelini, 60 anni, di Pescara, componente del cda di Faber e Iniziative Produttive, che doveva occuparsi personalmente della costruzione del centro commerciale; Mauro Gallo, 47 anni, originario di Roma, ma residente a Montesilvano, presidente del collegio sindacale della Faber Spa; e Stefano Bono, 51 anni, originario di Cagliari, ma residente a Roma, amministratore unico della Immobiliare Manfredonia Srl, la società che ha venduto il terreno per la costruzione del centro commerciale. Sulla posizione di Amadio, definito nell’ordinanza «il soggetto di maggiore pericolosità», il gip prenderà una decisione dopo aver sentito il parere del pm. (g.p.c.)