Appalti a Bussi, chiesto il processo per 15
L’inchiesta sui lavori della ricostruzione privata post-sisma. La procura: commesse spartite e tangenti, subito a giudizio
BUSSI. Secondo la procura di Pescara sono «evidenti» le prove dell’esistenza di una presunta «associazione a delinquere» per pilotare gli appalti della ricostruzione privata del dopo terremoto a Bussi e Bugnara. Per questo, le pm Anna Rita Mantini e Mirvana Di Serio hanno chiesto il giudizio immediato per 15 imprenditori e tecnici tra Abruzzo e Umbria. Per la procura, le testimonianze raccolte, le acquisizioni di documenti, le intercettazioni telefoniche e soprattutto la confessione di un imprenditore sui pranzi delle tangenti dimostrerebbero le «responsabilità» degli indagati nella «spartizione» degli aggregati dei lavori. È lungo l’elenco dei presunti reati contestati, a vario titolo, agli indagati: associazione a delinquere, corruzione, concussione, turbativa d’asta, falso in atto pubblico e induzione indebita a dare o promettere.
Un’inchiesta, in mano ai carabinieri forestali, andata veloce: i primi 7 arresti riportano al 14 ottobre scorso e ora, a distanza di 7 mesi, dopo gli interrogatori, il quadro dell’accusa è completo. La procura contesta il reato di associazione a delinquere a tre imprenditori umbri al vertice del consorzio Ges.com, quasi un asso pigliatutto di cantieri con 29 appalti vinti su 39: Stefano Roscini, Angelo Riccardini e Giampiero Piccotti, anziano ex colonnello dell’Esercito. Tra i principali indagati c’è Angelo Melchiorre, ex capo dell’Ufficio per la ricostruzione numero 5 di Bussi: secondo l’accusa, a Melchiorre sarebbe stato fatto un «contratto» per mettere nero su bianco le tangenti pari al 5% sul valore delle commesse pagate sotto forma di consulenze: le tangenti legalizzate, secondo l’accusa. Altro personaggio considerato di spicco è l’architetto Emilio Di Carlo, al quale sono stati sequestrati anche due appartamenti e un garage per quasi 300 mila euro a Pescara e Silvi. Tutto ruota intorno alla progettazione degli aggregati: secondo l’accusa, i progetti non sarebbero stati fatti dai tecnici locali ma da incaricati della Ges.com «del tutto estranei», dice il capo di imputazione, «al rapporto fiduciario interno tra il consorzio affidante i lavori e i professionisti firmatari del carteggio». Insomma, per carabinieri forestali e procura, i geometri e gli architetti locali sarebbero stati dei collettori di appalti.
Un pilastro dell’inchiesta Earthquake è rappresentato dalle dichiarazioni dell’imprenditore umbro Alberto Cirimbilli, coinvolto in un procedimento penale parallelo, che ha rivelato i particolari di due pranzi al ristorante, una volta a Bussi e un’altra a Roccacasale, per consegnare 10 mila euro di tangenti a Melchiorre per assicurarsi l’appalto da quasi 2 milioni di euro per la ricostruzione della scuola di Bugnara. «Io ero davvero in condizioni di ristrettezze, dovevo prendere quel lavoro», ha detto. Ma, alla fine, Cirimbilli è stato tradito: non ha vinto l’appalto e ha perso anche i suoi soldi. Insieme a Melchiorre avrebbe partecipato ai pranzi delle mazzette anche un architetto di Chieti, Antonio Ciccarini, che si sarebbe spacciato per un tecnico in grado di orientare l’appalto.
Gli altri indagati per i quali è stato chiesto il giudizio immediato sono: Marino Scancella di Bussi, Franco Colella di Popoli, Antonio D’Angelo di Pratola Peligna, Marino Giangiulio di Bussi, Franco Di Carlo di Bussi, Roberto Di Tommaso di Bussi, Gianni Giorgi di Bugnara, Mario Petrichella di Roma e Antonio Angelini di Roma. Ora, il tribunale dovrà decidere sulla richiesta della procura: potrebbe dire sì oppure rimandare indietro gli atti per il rito normale; invece, gli indagati potrebbero chiedere il rito abbreviato.
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Un’inchiesta, in mano ai carabinieri forestali, andata veloce: i primi 7 arresti riportano al 14 ottobre scorso e ora, a distanza di 7 mesi, dopo gli interrogatori, il quadro dell’accusa è completo. La procura contesta il reato di associazione a delinquere a tre imprenditori umbri al vertice del consorzio Ges.com, quasi un asso pigliatutto di cantieri con 29 appalti vinti su 39: Stefano Roscini, Angelo Riccardini e Giampiero Piccotti, anziano ex colonnello dell’Esercito. Tra i principali indagati c’è Angelo Melchiorre, ex capo dell’Ufficio per la ricostruzione numero 5 di Bussi: secondo l’accusa, a Melchiorre sarebbe stato fatto un «contratto» per mettere nero su bianco le tangenti pari al 5% sul valore delle commesse pagate sotto forma di consulenze: le tangenti legalizzate, secondo l’accusa. Altro personaggio considerato di spicco è l’architetto Emilio Di Carlo, al quale sono stati sequestrati anche due appartamenti e un garage per quasi 300 mila euro a Pescara e Silvi. Tutto ruota intorno alla progettazione degli aggregati: secondo l’accusa, i progetti non sarebbero stati fatti dai tecnici locali ma da incaricati della Ges.com «del tutto estranei», dice il capo di imputazione, «al rapporto fiduciario interno tra il consorzio affidante i lavori e i professionisti firmatari del carteggio». Insomma, per carabinieri forestali e procura, i geometri e gli architetti locali sarebbero stati dei collettori di appalti.
Un pilastro dell’inchiesta Earthquake è rappresentato dalle dichiarazioni dell’imprenditore umbro Alberto Cirimbilli, coinvolto in un procedimento penale parallelo, che ha rivelato i particolari di due pranzi al ristorante, una volta a Bussi e un’altra a Roccacasale, per consegnare 10 mila euro di tangenti a Melchiorre per assicurarsi l’appalto da quasi 2 milioni di euro per la ricostruzione della scuola di Bugnara. «Io ero davvero in condizioni di ristrettezze, dovevo prendere quel lavoro», ha detto. Ma, alla fine, Cirimbilli è stato tradito: non ha vinto l’appalto e ha perso anche i suoi soldi. Insieme a Melchiorre avrebbe partecipato ai pranzi delle mazzette anche un architetto di Chieti, Antonio Ciccarini, che si sarebbe spacciato per un tecnico in grado di orientare l’appalto.
Gli altri indagati per i quali è stato chiesto il giudizio immediato sono: Marino Scancella di Bussi, Franco Colella di Popoli, Antonio D’Angelo di Pratola Peligna, Marino Giangiulio di Bussi, Franco Di Carlo di Bussi, Roberto Di Tommaso di Bussi, Gianni Giorgi di Bugnara, Mario Petrichella di Roma e Antonio Angelini di Roma. Ora, il tribunale dovrà decidere sulla richiesta della procura: potrebbe dire sì oppure rimandare indietro gli atti per il rito normale; invece, gli indagati potrebbero chiedere il rito abbreviato.
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