Arresti a Pescara, ecco le intercettazioni: "Solo 200 euro? E che stiamo a fare i vagliunetti..."
Le carte in mano della Procura contro gli ex assessori: Di Pietrantonio si arrabbia e sbotta contro l'imprenditore Summa. E poi il botta e risposta tra Cuzzi e Di Carlo sugli appalti «per ottenere qualcosa»
PESCARA. Le intercettazioni telefoniche rappresentano il pezzo forte per il pm Luca Sciarretta che ha coordinato le indagini della Finanza nell'inchiesta Grandi eventi al Comune dui Pescara, soprattutto per ciò che riguarda l'ipotesi della corruzione nei confronti dei tre ex assessori (Cuzzi, Di Pietrantonio e Di Carlo) arrestati e ai domiciliari. Coinvolti anche gli imprenditori Andrea Cipolla e Cristian Summa (anche loro ai domiciliari).
Ecco i passaggi più importanti. Gli imprenditori sono seccati per l'insistenza di Cuzzi, ma guardano al futuro. I due soci imprenditori, Andrea Cipolla e Gianfranco Berardinelli, parlano della richiesta dell'ex assessore Cuzzi:
CIPOLLA: «Mo' dobbiamo fa una proposta noi di 20 e 5 più Iva... a noi 15».
BERARDINELLI: «Vabbuò... 15 e 5? Eh bravo, e va bene Andrè se devi recuperare i soldi che problema ci sta?».
CIPOLLA: «Mica io, a lui gli servono».
BERARDINELLI: «Per la campagna elettorale? E lo so! Rompe il c... per il primo maggio?».
CIPOLLA: «Ma, infatti, alla fine vincerò io... Poi gli servono sti ca... di cinquemila euro. Serata del 3 giugno, mi sta togliendo la vita».
BERARDINELLI: «Do c... li prendiamo mo’ questi contanti? Non lo so nemmeno io». I due parlano poi delle scelte degli artisti fatte da Cuzzi che non vuole Carmen Consoli.
CIPOLLA: «Questo non si rende conto che la Consoli fa i numeri».
BERARDINELLI: «Mannaggia quanto è scemo quest'uomo».
CIPOLLA: «Ma tanto alla fine quello farà. Mo’ mi ha chiesto Achille Lauro, Mohamed».
Ci sono poi altre telefonate relative ai biglietti per il concerto di Ligabue concesso gratuitamente da Cuzzi a Cipolla.
«Ma sai cos'è», dice Cipolla alla sua interlocutrice, «questo fa l'assessore regionale, è quello che conta mo’ al Comune. Capito che ti voglio dire? Se no che ca... me ne fregava».
In un'altra intercettazione Cuzzi e Simona Di Carlo parlano «degli ultimi appalti della legislatura», scrive il gip Bongrazio, «da affidare a imprenditori che poi potranno restituire qualcosa.
DI CARLO: «Giacomo, una cortesia, ma tu hai fatto la programmazione degli eventi di luglio e agosto?».
CUZZI: «Lascerò programmato qualcosa di più grande tipo la festa di San Cetteo, ste cose qua».
DI CARLO: «E invece da mo’ al 26 maggio?».
CUZZI: «Qualcosa ce l'ho. Il primo maggio ce l'ho un po’ di cose».
DI CARLO: «Allora domani ti vengo a trovare, ti porto questa proposta, vediamo se possiamo accontentare questo signore, in qualche modo ci ridà qualcosa, dai».
Moreno Di Pietrantonio e la Di Carlo parlano invece del lavoro per Summa e dell'ultimo colloquio avuto con lui e del fatto che sembrava sfuggente, si lamentava che «deve pagare quello, deve anticipare quell'altro, cioè hai capito», gli dice Di Carlo. Il giorno dopo tornano sull'argomento.
DI CARLO: «Cristian stamattina è venuto e non mi ha dato niente».
DI PIETRANTONIO: «Ma tu non gli hai detto niente? Glielo dovevo dire? E certo, ma dai Simò ma che stiamo a fare i vagliunett».
DI CARLO: «E allora mo’ gli mando un messaggio. Lo sa, allora è un cretino scusa, cioè mi mette nella condizione di chiederglieli».
Lo stesso giorno Di Carlo riferisce che dopo mezz'ora vedrà Summa e aggiunge: «Però quando gli ho scritto il messaggio non se l'è fatto ridire... Mi ha detto dimmi dove sei che ti raggiungo».
DI PIETRANTONIO: «Ma per quale motivo questa mattina non te l'ha detto lui?».
DI CARLO: «Perché uno se può evita, hai capito? Nun glieli ding». La Di Carlo informa poi Di Pietrantonio che Summa le ha dato solo 200 euro ma la settimana prossima le darà altri 500. «Non sei stata pronta», le dice Moreno. E lei: «No, perché lui è stato furbo, me li ha ficcati sotto il braccio». Di Pietrantonio le ribatte: «Allora mo’ gli spiego io come funziona il mondo...».
I due in un'altra occasione parlano del bando della Asl. «Mi sono fermato un momento al Ser.D. a lavorare per te», dice Di Pietrantonio, «a lavorare un po' alla delibera».
La Di Carlo risponde: «Dai Morè, fall». Ma, quando Di Carlo nei giorni seguenti lo incalza con una serie di messaggi, Di Pietrantonio sbotta: «Simò fermati con questi messaggi, mannaggia alla miseria... Sta nel bando, nei requisiti il fatto che deve aver avuto almeno minimo un anno nel Sert per quel lavoro al Gap. Non ce l'ha nessuno, punto. Hai capito?».
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