Autostrada A24-A25: ecco le immagini choc dei viadotti abruzzesi

Tra giunti spaccati, pilastri e campate con il cemento lesionato, le prove dell'emergenza che incombe sulle autostrade abruzzesi

PESCARA. Il rischio si nasconde tra i pilastri, i giunti e le campate di cemento armato. Le scosse del 2016 hanno spaccato gli appoggi d’acciaio come se questi fossero grissini. E staccato di netto le speciali strutture antisismiche come una scure fa su un ramoscello d’ulivo. Le fotografie che pubblichiamo sono la prova dell’emergenza che incombe sulle autostrade d’Abruzzo. E della vulnerabilità dell’A24 e dell’A25.
Dopo il terremoto. Le immagini sono state scattate pochi giorni dopo il terremoto del 26 agosto e del 30 ottobre del 2016. E ritraggono ciò che un automobilista non può vedere e non sa. L’appoggio longitudinale rotto del viadotto Popoli, sull’A25 è una delle foto più eloquenti delle criticità delle due principali arterie autostradali abruzzesi. La Roma-L’Aquila-Teramo (A24) e la Roma-Pescara (A25). delle quali dovrà occuparsi, ancora una volta, il Tar del Lazio. In forza di un ricorso presentato dalla concessionaria Strada dei Parchi in relazione ad una serie di interventi antiscalinamento definiti urgenti e improcrastinabili dalla stessa società. Il nodo da sciogliere è semplice: il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti blocca i finanziamenti a Strada dei Parchi. Che non aspetta altro per cominciare i lavori.

Il ricorso. La società, che fa capo all’industriale abruzzese Carlo Toto, si è rivolta al Tribunale amministrativo (vedi il ricorso nell’articolo in basso) per sbloccare la situazione ad altissimo rischio. Situazione che le foto illustrano chiaramente.

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I punti a rischio. Insicuri, troppo insicuri i supporti di cemento e d’acciaio che sostengono la strada. Il loro stato appare disastroso. Sui viadotti Campane, Temperino e Fornaca dell’A24, i “ritegni trasversali”, si chiamano tecnicamente così, sono spostati. Ed i “paraghiaia” del viadotto Fosso Di Lama sono franati. Gli appoggi mobili del viadotto Popoli, sull’A25, sono rotti e scarrellati. Ma l’elenco è lungo e non occorre essere dei tecnici per comprendere che una scossa sismica, anche di modeste entità, potrebbe determinare un disastro. Il manto stradale, come mostra una delle foto che pubblichiamo, crea uno scalino. Il cosiddetto scalinamento che può provocare tragici incidenti.
Fare subito. L’esigenza di intervenire subito è stata già da mesi evidenziata dalla società autostradale e dagli uffici regionali del Genio civile.
Qual è il problema? E’ difficile spiegare all’uomo della strada perché non si interviene, ma la burocrazia non risponde alla logica dell’emergenza. La mancata approvazione del Piano economico finanziario (Pef) impedisce al concessionario, la società Strada dei Parchi, di farsi finanziare dalle banche. Ma nelle banche risultano depositati circa duecento milioni che il concessionario ha versato a titolo di canone. Neppure questi soldi però possono essere utilizzati in quanto non si sa se spettano al ministero delle Infrastrutture (che oggi vigila sulle concessioni autostradali) o all’Anas (che vigilava all’epoca del rilascio della concessione).
Lo scalinamento. I ritardi per l'avvio della messa in sicurezza della infrastruttura sono stati quindi causati dalla mancata approvazione del Piano economico finanziario. Gli interventi sono finalizzati a impedire il fenomeno dello scalino, il dislivello fra un tratto e l’altro di un viadotto all’altezza dei giunti.
La spesa. La società concessionaria aveva quantificato il costo dell'intervento in 194,5 milioni di euro. Un importo da tenere distinto da quello, molto maggiore, che sarà necessario per la definitiva messa in sicurezza dei viadotti dell'intera infrastruttura che avverrà in sede di formalizzazione del Pef. La società Strada dei Parchi ha però proposto al ministero di utilizzare le somme vincolate in banca a titolo di canone. Senza escludere altre forme di finanziamento come un aumento tariffario ad hoc aggiuntivo.
I lavori. In questo contesto, di ritardi e rimpalli, la concessionaria ha ritenuto comunque di dover avviare tutte le attività per l'affidamento di lavori e la consegna del cantiere. E il 19 aprile scorso, anche il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, ha segnalato al ministero, al capo della Protezione civile e ai prefetti delle quattro province abruzzesi, la «non ulteriore procrastinabilità degli interventi». Ma con una nota del 5 maggio 2017 l'Ufficio ispettivo del Mit scrive a Strada dei Parchi: «Non è ricompreso alcun riferimento alla copertura finanziaria dell'intervento». E’ l’ennesima doccia fredda sulla vulnerabilità delle autostrade abruzzesi.
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