Barretta: discolpato da Lady Bmw ma rischio il carcere

L’abruzzese coinvolto nello scandalo a luci rosse Condannato in primo grado. «La mia famiglia rovinata»

PESCARA. «Aiutatemi a capire. Perché sono stato condannato a 7 anni e mezzo di reclusione e al risarcimento di 10 milioni di euro se il truffatore ha dichiarato che non c’entravo e la truffata ha detto di non avermi mai visto?». Parla con un filo di voce, Ernani Barretta. Parla da uomo stanco, confuso e impaurito. Ha tanto da dire anche se preferirebbe ascoltare. Non c’è una sola persona, però, disposta a spiegargli perché la sua vita è diventata un insopportabile carico d’angoscia. Ha già trascorso 8 mesi in prigione, da giugno 2008 a febbraio 2009. Si chiama detenzione preventiva e fa accapponare la pelle. Barretta ha raggiunto fama internazionale per la truffa a Lady Bmw, una storiaccia a luci rosse in cui gli attori protagonisti sono Helg Sgarbi, playboy svizzero ora in prigione in Germania, e Ursula Susanne Quandt Klatten, ricchissima ereditiera della famiglia maggiore azionista della Bmw. I giudici hanno condannato in primo grado Barretta, 67enne di Pescosansonesco, per truffa aggravata. Solo lui e Sgarbi sanno come sono andate realmente le cose. Il Centro, in attesa del processo in Corte d’appello, apre il taccuino e procede con l’intervista.

«Sgarbi mi ha scagionato in tutto, eppure il giudice non ne ha tenuto conto», dice ancora Barretta. «Mi sono convinto che la magistratura italiana voglia fare bella figura con la Germania, vera padrona d’Europa. Mio figlio ha scontato 3 mesi e mezzo di carcere e, poi, è stato ritenuto estraneo alla vicenda. Ma quel ragazzo è stato dentro senza colpa: vi rendete conto di cos’ha subìto? Anche mia moglie è finita in prigione e ha riportato traumi pesantissimi. La notte urla per la paura e io provo una gran pena. Vorrei far sapere all’opinione pubblica che mi sono stati sequestrati beni acquistati negli anni ’70, ’80 e ’90, mentre i fatti addebitatimi sono di quasi 20 anni dopo».

Dall’archivio spuntano le foto dei soldi, tantissimi, trovati dai carabinieri a Pescosansonesco, nella country house Rifugio Valle Grande di proprietà di Barretta. «Non ho mai messo i soldi in banca perché delle banche non mi fido. E’ vero: i soldi erano tantissimi: 1 milione e 200 mila Franchi svizzeri, mia moglie è svizzera, e circa 500 mila Euro. Denari miei e dei miei familiari. Tirati su con il lavoro. So che è difficile credermi, ma è così. Ho cominciato a guadagnarmi da vivere quando ero un bimbo, fatto inevitabile perché provengo da una famiglia povera, e per lavoro ho girato il mondo: Germania, Svizzera, Argentina, Nuova Zelanda e Nuova Guinea. Il mio successo è riscontrato nel tempo. Ripeto: i beni messi sotto sequestro ho cominciato ad acquistarli negli anni ’70. Mi sento perseguitato da una giustizia che ha omesso di prendere atto di alcuni episodi. Ad esempio, sono stato accusato di essermi recato a Parigi con Sgarbi, ma in quel giorno ero a Torre de’ Passeri e presentai denuncia ai carabinieri perché ignoti di avevano rubato l’Audi Q7. Hanno costruito un edificio di suggestioni, dimenticanze, coincidenze, interpretazioni personali, errori di metodo, di valutazione. Su di me c’è solo un teorema».Guru, santone, anima nera. Barretta è stato chiamato in tanti modi. Lui, in una lettera, si definisce «Self made man abruzzese». Non ha mai nascosto di essere amico di Sgarbi, tanto che la moglie del playboy lavora con lui a Pescosansonesco. Ma ha sempre negato ogni coinvolgimento nelle vicende scabrose finite nel mirino della giustizia. «Lady Bmw ed Helg erano amanti. Lei ha voluto vendicarsi. E io ci sono finito sotto».

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