Bloccato con un borsone pieno di cocaina, il “cliente” fugge e poi si costituisce: scattano due arresti

Blitz della Mobile di Pescara. Gli investigatori bloccano un 33enne pescarese con il carico di droga che stava consegnando
PESCARA. Un chilogrammo di cocaina, suddiviso in tre involucri, dentro un borsone che doveva essere scambiato tra due uomini in via Rigopiano, a Pescara. Uno scambio al quale il 5 marzo scorso hanno assistito gli agenti della squadra Mobile che, impegnati in un controllo del territorio, si sono subito insospettiti. E quando uno dei poliziotti si avvicina ai due per verificare il contenuto del borsone, quello che lo aveva appena prelevato cerca di allontanarsi con lo stesso borsone che un alto agente aveva comunque già afferrato, riuscendo a strapparlo all'uomo che riesce però a dileguarsi. Non va così per l’altro, che viene invece bloccato.
Ma la conferma di quei sospetti arriva quando gli investigatori della Mobile aprono il borsone e trovano la cocaina divisa in tre involucri, uno da 857 grammi, uno da 139 grammi e un terzo da 10 grammi, per un totale di mille grammi. Scatta quindi l’arresto in flagranza per un 33enne di Pescara. Stando alla ricostruzione fatta dalla Mobile, il pescarese era arrivato in via Rigopiano in sella a uno scooter e si era fermato in posizione di attesa. I poliziotti, che lo stavano tenendo d’occhio, notano che consegna a un altro uomo (che poi si scopre essere un albanese di 43 anni) una borsa a tracolla di colore blu.
Quindi si avvicinano per controllarne il contenuto, sospettando si tratti di droga. Ma lo straniero, appena scorge gli uomini in borghese che vanno verso di loro, capisce che sono poliziotti e si dà alla fuga, inseguito da un agente che riesce a strappargli di mano il borsone. Subito bloccato, invece, l’italiano che sta per salire in sella alla moto, dentro la quale gli investigatori trovano due smartphone entrambi bloccati.
Il fuggitivo si mette in contatto con il suo legale, l’avvocato Melania Navelli, che gli consiglia di presentarsi subito in questura. Di qui la misura cautelare scattata anche nei confronti dell’albanese ed emessa dal gip Francesco Marino. E martedì scorso c’è stato l’interrogatorio di garanzia durante il quale l’arrestato ha però scelto la strada del silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Lo scooter sul quale viaggiava l’italiano e che gli agenti avevano notato perché sospetto, è stato poi accertato che era intestato all’albanese che risulta senza fissa dimora.
Il gip ha ritenuto quindi sussistere gli estremi dell’arresto in flagranza di reato sia per l'italiano (posto poi ai domiciliari) e sia per l’albanese che il giudice ha ristretto in carcere, evidenziando nella misura cautelare «il quantitativo di sostanza sequestrata oggetto di scambio tra i due indagati, indice della contiguità dell’albanese e dell’italiano con ambienti criminali in grado di movimentare e di immettere nel commercio notevoli quantitativi di sostanza stupefacente».
Per l’albanese, l’avvocato Navelli ha chiesto una misura meno afflittiva anche sulla scorta del fatto che il pericolo di fuga non sussisterebbe, in quanto si è presentato spontaneamente in questura, e che verrebbe meno anche la pericolosità, visto che si tratta di un singolo episodio. Ora il gip dovrà esprimersi sulla richiesta del difensore dopo aver ricevuto il parere del pm.
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