Brescia, bimba morta di malaria: «Il contagio in ospedale»
L’ipotesi della ministra della Salute: «Sarebbe gravissimo». Aperte due inchieste. La vittima aveva 4 anni. Ricoverata a Trento, trasferita a Brescia. Mai stata in zone tropicali
BRESCIA. Dapprima la febbre, comparsa il lunedì con i sintomi simili a quelli di una normale influenza. Poi, il sabato, il coma, il trasferimento dall'ospedale di Trento a quello di Brescia dove dopo meno di 48 ore i medici constatano il decesso. Questa la drammatica sequenza che ha portato alla morte la piccola Sofia Zago, quattro anni, uccisa dalla malaria cerebrale, la forma più grave dell'infezione, contratta con ogni probabilità all'ospedale di Trento, come ha detto la stessa ministra della Salute, Beatrice Lorenzin.
«È un caso eccezionale», ha detto il professor Alberto Matteelli, esperto di malattie tropicali agli Spedali civili di Brescia. È uno dei medici che ha vistato la bambina. La piccola, che viveva con il padre, la madre e il fratello maggiore a Trento, non ha mai lasciato l'Italia. Aveva trascorso le vacanze estive a Bibione, sulla riviera veneta. Nessun viaggio esotico dunque ed è questo l'aspetto che secondo gli esperti rappresenta l'eccezionalità della vicenda. «Si contrae la malaria da una zanzara vettore di una specie particolare, non è mai stato dimostrato che la zanzara italiana possa trasmettere una forma di malaria come quella contratta dalla bambina», ha detto Metteelli. Il problema è che la bimba, che ad agosto era stata ricoverata all'ospedale di Trento per un principio di diabete, possa aver contratto la malattia mentre era ricoverata in ospedale a Trento, lo stesso in cui erano ricoverati per malaria due minori del Burkina Faso che avevano contratto la malattia durante un viaggio in patria. «I pazienti erano in stanze separate e comunque l'uomo non può infettare», ha precisato la direzione dell'ospedale trentino, dove ieri è stata eseguita una disinfestazione, Ma il ministero della Salute ha tenuto a precisare: «Dalle prime indicazioni che abbiamo pare che la bambina potrebbe aver contratto la malaria in ospedale, a Trento». Se così fosse «sarebbe un caso molto grave. Abbiamo mandato immediatamente degli esperti sia per quanto riguarda la malattia sia per la trasmissione da parte delle zanzare - ha precisato la ministra Lorenzin - Dobbiamo accertare se c'è stato un contagio di sangue o se invece la malaria può essere stata contratta in altro modo. Prima di esprimere qualsiasi tipo di valutazione dobbiamo capire esattamente cosa è accaduto». Per l'infettivologa dell'ospedale di Brescia Lina Tomasoni, «la diagnosi a Trento è stata tempestiva. Anche il ricovero con qualche giorno di anticipo probabilmente non avrebbe potuto salvare la piccola Sofia». Oltre al ministero della Salute sulla morte della piccola vuole vederci chiaro anche la magistratura.
La Procura di Trento e quella di Brescia hanno aperto due inchieste e disposto l'autopsia che sarà eseguita nella giornata di giovedì all'Istituto di Medicina legale degli Spedali civili di Brescia. Non risultano esserci indagati al momento. «Ogni luogo frequentato dalla bambina sarà campionato per valutare il tipo di zanzare presenti - ha riferito il dottor Matteelli - per scongiurare che possa esserci una zanzara italiana capace di trasmettere la forma più grave della malaria». I medici assicurano che la zanzara vive come ciclo 20 giorni e non ha progenie «quindi non c'è il rischio che possano esserci altre zanzare nate dal vettore». Sono più di trent'anni che in Italia non si verifica un caso di trasmissione della malattia attraverso una zanzara autoctona.
«Accadde nel Grossetano. Da allora ci sono stati solo alcuni casi tramite scambio di siringhe o trasfusione», ha spiegato Giampiero Carosi, infettivologo dell'università di Brescia, secondo cui l'ipotesi più probabile è che una zanzara abbia punto qualcuno infetto, magari dopo un viaggio, e poi il plasmodio sia stato in qualche modo trasmesso alla bimba.