Pescara

L’infermiere preso a pugni da un paziente (poi arrestato): «Sono intervenuto per calmarlo e mi ha picchiato»

6 Aprile 2025

Altro episodio di violenza al pronto soccorso di Pescara. Il racconto di Alessandro, 49 anni: «Se la stava prendendo con gli altri in attesa. Non si può più lavorare così» (Nella foto, l’infermiere mostra i segni dell’aggressione)

PESCARA. «Questa volta ci sono capitato io, l’altra volta una collega. Ma il rischio è sempre: tre giorni fa un paziente che pretendeva che gli venisse fatta una puntura senza passare per l’accettazione è uscito dal pronto soccorso, ha staccato lo specchietto di una macchina ed è venuto a minacciarci con il vetro. È così che lavoriamo, nella paura. Ma questa storia deve finire». Alessandro L.C., 49 anni, infermiere da 15 anni in servizio al pronto soccorso di Pescara, è l’ultima vittima delle violenze in ospedale ai danni del personale sanitario.

Quello che è successo giovedì sera Alessandro l’ha raccontato ai carabinieri che hanno arrestato il suo aggressore, un marocchino di 45 anni, «ma anche al magistrato», puntualizza, «a cui ho chiesto la pena massima: una condanna esemplare per mettere un freno a questa cosa. Se la prendono tanto con noi, ma se ho preso le botte, giovedì sera, è perché sono intervenuto in sala d’attesa in difesa degli altri pazienti: quell’uomo se la stava prendendo con loro, gli stava lanciando addosso una sedia a rotelle. E mi è sembrato naturale accorrere per fermarlo». 

Ma è stata proprio la vista della divisa da infermiere a scatenare ulteriormente la violenza del 45enne che era stato appena portato in pronto soccorso dalla Misericordia. «Erano circa le 20.30, ero a fine turno al Triage, quando arriva questo paziente che lamentava un malessere generale. Non c’erano segni evidenti di urgenza o emergenza ed è stato fatto accomodare in sala d’attesa dalla mia collega. Dopo dieci minuti abbiamo iniziato a sentire le urla in sala d’attesa, le richieste di aiuto di pazienti e familiari per quell’uomo fuori controllo che ha anche palpeggiato una signora. Scene da Far West veramente», ripete l’infermiere che d’istinto corre a fermarlo. «Ma», riprende, «appena si è reso conto che ero un infermiere ha iniziato a colpirmi con schiaffi e pugni». Un incubo interrotto dal tempestivo arrivo delle guardie giurate che hanno immobilizzato il paziente poi consegnato ai carabinieri piombati sul posto. «Fortunatamente c’erano, e ci sono, le guardie giurate», prosegue Alessandro che per le ferite e i lividi alla schiena e al torace ha riportato una prognosi di dieci giorni, «ma non si può andare avanti in questo modo, serve più sicurezza».

E ancora: «Per noi che lavoriamo è umiliante farlo in questo clima, in queste condizioni. Oltretutto sì, sono intervenuto in difesa dei pazienti in sala d’attesa senza pensarci due volte, ma mentre ero lì mi sono reso conto che stavo rischiando grosso, ho pensato che poteva avere un coltello, che ne sai cosa si portano dietro». Adesso che lo può raccontare, ringrazia la solidarietà ricevuta «sin da subito dalla direzione sanitaria, dal capo dipartimento, dal direttore delle professioni sanitarie. La prima a chiamarmi è stata la mia direttrice, in continuo contatto anche quando stavo in caserma. Ma», ribadisce, «è arrivato il momento di mettere un freno a questa situazione».