Caccia ai cervi, falsa partenza La burocrazia salva Bambi 

Le squadre dei “selecontrollori” non sono pronte: il via alle doppiette slitta a novembre 

L’AQUILA. Fermi tutti. La caccia al cervo non parte più da oggi in Abruzzo. La burocrazia per ora salva Bambi con mamma e papà. E se tutto filerà liscio, le prime doppiette cominceranno a sparare a novembre.
Gli animalisti tirano un sospiro di sollievo. Lo slittamento del primo giorno di caccia consentirà a Wwf, Lav e Lndc di depositare il ricorso in appello al Consiglio di Stato che, a sua volta, avrà il tempo necessario per emettere la propria ordinanza, dopo che il Tar Abruzzo, mercoledì scorso, ha dato torto al fronte del no all’abbattimento di 469 esemplari.
È stato Emanuele Imprudente, vicepresidente della giunta regionale con delega alla caccia, a confermare ieri al Centro il differimento del D-Day, previsto per questa mattina secondo il calendario inserito nella delibera di giunta regionale, che ha scatenato l’ondata di proteste attorno a questa vicenda.
«La caccia ai cervi è supertracciata», sottolinea l’assessore, «I selecontrollori (così si chiamano questi particolari cacciatori) sono stati abilitati a questo tipo di attività venatoria, ma gli Atc (gli Ambiti territoriali di caccia) devono ancora emanare gli avvisi pubblici per l’assegnazione dei capi da abbattere». Questo, in sintesi, è il motivo che approfondiamo in modo dettagliato nell’articolo pubblicato a destra.
COSì RIPARTE
IL CONTO ALLA ROVESCIA.
Quindi ci vorrà ancora del tempo: non meno di due o tre settimane per cominciare a ristabilire _ come sostiene la Regione _ il giusto numero di cervi in due comprensori dell’Aquilano dove, secondo un conteggio basato su postazioni di osservazione, sarebbe risultato in eccesso, cioè superiore alla soglia limite di due esemplari per chilometro quadrato.
Da novembre, e fino a sabato 15 marzo 2025, potrà partire la caccia selettiva esclusivamente degli esemplari “maschi giovani” (dagli 11 ai 24 mesi di età), i “maschi subadulti” (dai 2 ai 4 anni), e i “maschi adulti” (con più di 5 anni).
Da sabato 4 gennaio, invece, i cacciatori autorizzati dalla Regione potranno sparare anche ai cervi piccoli, maschi o femmine (con meno di 12 mesi) perché il quel periodo avranno finito lo svezzamento; alle mamme giovani (12-24 mesi) e a quelle adulte (con più di 2 anni). Anche in questi casi lo stop agli abbattimenti ci sarà alle Idi di marzo, quando nell’antica Roma avvenivano i festeggiamenti per Marte, il dio della guerra. Ma la data è ricordata soprattutto per l’assassinio di Giulio Cesare.
Passiamo ai danni e al numero di incidenti stradali di cui i cervi sarebbero la causa.
IL REPORT
CONTESTATO.
La società cooperativa DreAm, con sede legale in Toscana, ha stilato per la Regione un report dettagliato sul numero totale dei cervi presenti in Abruzzo, quelli in eccesso, e i danni causati alle colture agricole e agli automobilisti.
Si tratta di una consistente quantità di dati contenuti in 94 pagine, contestati dagli ambientalisti. Per la DreAm, in Abruzzo vivono 6.874 cervi. E per ristabilire i giusti equilibri, è possibile sopprimere il 10% degli esemplari presenti nei Comprensori 1 e 2, entrambi nell’Aquilano, che inglobano gli Atc di Avezzano (che conta 1.536 capi), Sulmona (2.265), L’Aquila (61), Subequano (739) e Barisciano (230).
I piani di prelievo si basano però su una disciplina rigorosa che fissa il numero di capi da abbattere distinguendoli per sesso, classi di età e comprensorio (nel Comprensorio 1 sono 276; nel Comprensorio 2 scendono a 193, per un totale di 469 esemplari) e stabilisce l’istituzione di punti di controllo per la verifica della corrispondenza tra capo assegnato e capo abbattuto, il rilevamento delle misure biometriche ed eventuale raccolta dei campioni biologici sotto la direzione delle autorità sanitarie competenti. Il cacciatore, pardon il selecontrollore, può collaborare per controllare e gestire il numero di cervi presenti esclusivamente in questi due Comprensori ed al di fuori delle aree protette e delle aree ad esse contigue. Passiamo ai danni.
Nel periodo 2019-2023 quelli provocati dai cervi all’agricoltura sono stati pari a 895.340 euro, riferiti a 6.954 incursioni di animali selvatici che hanno interessato 87 comuni. I danni maggiori – sempre secondo il rapporto DreAm – hanno riguardato Pettorano sul Gizio, Castel di Ieri, San Benedetto in Perillis, Rocca Pia e Fagnano alto.
Ai questi andranno aggiunti i danni del 2024 che porteranno la somma a oltre il milione di euro. Oltre ai danni alle colture, sarebbero aumentati gli incidenti stradali causati da cervi (pari a 806, dei quali però 334 causati da cervi e 392 da caprioli, denunciati nel periodo 2019-2023), spesso con conseguenze gravi sugli esseri umani «che rendono necessario adottare adeguate contromisure al fine di salvaguardare l’incolumità di chi si mette alla guida e delle persone trasportate», si legge nella delibera di giunta.
INFINE IL PREZZARIO
PER CAPO ABBATTUTO.
È il passaggio della delibera che più di ogni altro ha colpito l’immaginario collettivo.
I selecontrollori assegnatari dei capi da uccidere dovranno versare un contributo economico, chiamato premio, all’Ambito territoriale di caccia (Atc) di riferimento di Avezzano, Sulmona, Subequano, L’Aquila e Barisciano. Le tariffe cambiano in base all’età, al sesso degli animali abbattuti e alla provenienza del cacciatore. Si parte da 50 euro per i piccoli minori di 12 mesi (si potrà sparare anche ai cuccioli), 100 euro per le femmine giovani e adulte, 150 euro per i maschi giovani e 250 euro per i maschi adulti. I cosiddetti premi aumentano se il cacciatore non è residente in Abruzzo tanto da arrivare fino a 200 euro per i cuccioli e 600 per un maschio adulto.
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