Cambiano le pensioni Spunta quota 62 anni
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Dall’8 settembre confronto governo-sindacati. Ecco le ipotesi in campo
PESCARA. L’agenda è già pronta. Governo e sindacati si incontreranno l’8 e il 16 settembre per riaprire il cantiere delle pensioni. Molte le questioni sul tavolo: in particolare risulta centrale la flessibilità dell’età di uscita, oggi ingabbiata in norme, parziali e in larga parte sperimentali, destinate a scadere nel giro di un anno o meno. E’ probabile che si punti a una riforma organica, che sostituisca tutte le diverse opzioni che oggi sono a disposizione.
FLESSIBILITÀ
La prima richiesta che i sindacati Cgil, Cisl e Uil porranno alla ministra del lavoro Nunzia Catalfo è la cosiddetta quota 41. Cioè l’uscita dal lavoro dopo 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età anagrafica. Oggi quella possibilità esiste solo per i lavoratori precoci. Per coloro cioè che hanno iniziato a lavorare prima di compiere 19 anni. I sindacati chiedono che la misura venga estesa a tutti. Per il segretario confederale Uil Domenico Proietti «occorre una flessibilità d'accesso alla pensione più diffusa. In Italia si va in pensione quattro anni dopo la media europea: noi proponiamo di riallineare il nostro sistema a quanto avviene in Europa». Ma dal governo sono già arrivati segnali di forte resistenza, perché la misura viene ritenuta eccessivamente onerosa (costerebbe 12 miliardi l’anno). L’ipotesi alternativa caldeggiata da Palazzo Chigi è una flessibilità d’uscita attorno ai 62-63 anni con una riduzione del montante contributivo (cioè della quota sulla quale verrà calcolato l’assegno) del 2,8-3% l’anno per ogni anno di anticipo prima dei 67 anni canonici della pensione di vecchiaia stabilita dalla riforma Fornero. Questa misura interesserebbe circa 150 mila persone l’anno che andrebbero in pensione con un anticipo di 4-5 anni e con un taglio dell’assegno di circa il 5%. Oggi per l’anticipo di pensione servono 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne, età bloccata rispetto all’adeguamento alla speranza di vita fino al 31 dicembre 2026.
QUOTA 100
Ogni sei mesi questa misura viene rimessa in discussione. E’ nata nel 2017 in via sperimentale ed è destinata certamente a sparire o a modificarsi profondamente. Quota 100 permette di lasciare il lavoro a 62 anni con 38 anni di contributi. Durerà certamente fino a tutto il 2021. Si lavora a modificare la norma, anche perché all’Europa, e in particolare ai Paesi cosiddetti “frugali” non piace (peccato che da quelle parti si vada in pensione prima che in Italia).
NUOVA OPZIONE DONNA
L’opzione donna esiste e resiste. La nuova opzione donna è tutta da fare. Questa misura permette di andare in pensione a 58 anni (59 per le lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi. La pensione viene calcolata integralmente con il sistema contributivo, anche se si è lavorato negli anni del retributivo: quelli precedenti la riforma Dini. Il taglio dell’assegno può arrivare al 30%. Oggi si lavora per modificarla o almeno per prorogarla. Nel 2019 sono state 27.700 le donne che hanno richiesto l’accesso a questa misura. Le domande accolte sono state 19.200.
APE SOCIALE
Per ottenerla servono 63 anni di età e 35 di contributi. La misura è in vigore fino al 31 dicembre. E nel 2021? Certamente sarà prolungato, perché è una misura che va incontro alle categorie più deboli del mondo del lavoro.
FLESSIBILITÀ A 62 ANNI
Uscire attorno ai 62 anni garantisce maggiormente le persone espulse dal mercato del lavoro e allinea l’Italia all’Europa. Il governo ne sta discutendo ma, come si è detto, sarebbe un’ipotesi abbastanza onerosa per il lavoratore che si vedrebbe tagliato sensibilmente un assegno che già non è robusto.
QUATTORDICESIMA
Adesso il beneficio riguarda solo le pensioni fino a 13.338 euro, l’idea (dei sindacati) è di estenderla agli assegni fino a 15mila euro per sostenere le fasce di reddito più deboli. Non è tra le priorità del tavolo.
RISCATTO DIPLOMI AFAM
C’è infine una novità che riguarda il riscatto ai fini pensionistici dei diplomi finali, rilasciati dalle Istituzioni Afam (Accademie di Belle Arti, Accademia nazionale di danza, Accademia nazionale di arte drammatica, Istituti superiori per le industrie artistiche, Conservatori di musica e Istituti musicali pareggiati). La riscattabilità è possibile a condizione che il diploma sia stato conseguito entro il 31 dicembre 2021 e che il richiedente sia in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore. La novità è spiegata in una circolare dell’Inps (la numero 95/2020), con la quale l'ente previdenziale apre alla facoltà di valorizzare ai fini pensionistici anche i diplomi conseguiti sulla base degli ordinamenti accademici anteriori al DPR 212/2005.
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